Mercoledì 24 Aprile 2024

Il vero rischio: il solito Paese ingovernabile

L'editoriale di Agnese Pini

L'editoriale di Agnese Pini

Proviamo a fare un piccolo bilancio, a pochi giorni dalla caduta del governo Draghi e agli albori di una campagna elettorale iniziata nel segno di un terremoto politico senza precedenti: tra fughe, congiure, grida d’alto tradimento e nuovi poli che vorrebbero nascere ma non ci riescono. L’amara verità è questa, per centristi, draghiani e aspiranti tali: manca il tempo necessario a dare vita a un progetto che si porti dietro un minimo di organizzazione, di programma, di leadership.

Dunque, ancora una volta, il Paese impantanato nell’ingovernabilità – una cifra che ha segnato le ultime due legislature – rischierà all’indomani delle urne di trovarsi nelle medesime condizioni, e coi partiti costretti al gioco di sempre, che in termine tecnico si traduce così: l’ammucchiata.

Pochi giorni fa, su questo giornale, ci siamo chiesti: è finita la seconda Repubblica?

Non formalmente. Il 25 settembre andremo a votare con la stessa legge elettorale di quattro anni e mezzo fa, e dunque con uno schema di gioco di fatto immutato. Ma è la sostanza stessa dei partiti a essere mutata nel frattempo. Un cambiamento non iniziato ieri, tra l’altro, ma ormai oltre dieci anni fa, con la comparsa sulla scena dei cosiddetti sovranisti e populisti, categorie politiche sconosciute alle cronache prima di Grillo, Salvini & co.

L’effetto Draghi, su queste categorie, c’è stato eccome: in una politica impoverita di contenuti e di idee, il presidente del consiglio dimissionario si è trovato più o meno volontariamente a colmare un vuoto. Per questo, nelle ultime ore, perfino gli stessi che lo hanno defenestrato – o che hanno contribuito a defenestrarlo – provano a usare la sua eredità per coprire l’impreparazione con cui sono costretti a precipitarsi al voto. Con quali esiti? Ci resta una sola considerazione da fare: se la seconda Repubblica non è (ancora) finita, la sua agonia pesa sulle sorti dell’Italia in maniera ormai insopportabile.