Mercoledì 24 Aprile 2024

Il vento degli scandali sferza le urne "Polpetta avvelenata per la destra"

Inchieste e sentenze agitano i partiti in corsa per le amministrative. La leader di Fratelli d’Italia al contrattacco

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di Ettore Maria Colombo

ROMA

Il caso Morisi, esploso dentro la Lega a meno di una settimana dal voto. Il caso Lavarini e quello della "lobby nera", esploso – anzi, deflagrato – dentro Fratelli d’Italia, a pochissimi giorni dal voto. E, anche, il caso Mimmo Lucano capitato, tra capo e collo, al Pd e alla sinistra radicale.

Una campagna elettorale così sconvolta, stravolta, da casi che si pongono a metà strada tra l’aspetto giudiziario (dubbio e, forse, assai relativo), l’aspetto di costume (la "corrente Mykonos" nella Lega, fino a ieri insospettabile) e l’aspetto ideologico (la "lobby nazista" all’interno di Fd’I e la "lobby migranti" a sinistra), forse non si era mai vista. Non certo prima di elezioni che sono "semplici" comunali.

Certo, il peso delle inchieste giudiziarie a danno di Silvio Berlusconi contribuì a decretarne la caduta nel 1994 come nel 2011, ma si trattava di scandali, sempre a metà tra l’aspetto politico e quello giudiziario, che arrivavano a colpire un Cavaliere-premier.

Oggi, invece, siamo alle prese con due vicende che vanno a colpire – in modo che ad alcuni esponenti della Lega come di Fratelli d’Italia appare "chirurgico", in sintesi: "un complotto" – due soggetti politici assai vicini ma differenti, che si contendono la leadership del centrodestra. Da un lato, c’è un partito politico in crisi (la Lega), almeno nei sondaggi, ma pur sempre forte del 20% dei consensi nel Paese, e fondamentale nell’essere pilastro dell’attuale governo Draghi. E c’è un leader, Matteo Salvini, l’ormai ex Capitano che, negli ultimi tempi ha sbagliato più di una mossa.

Prima i candidati civici (imposti anche dalla Meloni, va detto) che rischiano di perdere ovunque, nelle grandi città. Poi la freddezza sui vaccini e le critiche all’estensione del Green Pass a tutti i lavoratori, attenuate davanti alla controffensiva dei suoi governatori e di Draghi.

Infine, Salvini ha subito l’esplosione del caso Morisi. E, cioè, il coinvolgimento, in un’inchiesta per possesso e cessione di droga, del suo ex responsabile dei social, che si era portato fin dentro il Viminale e che aveva inventato, per lui, quella tanto famosa Bestia con cui attaccava, ad alzo zero, gli avversari, e che ormai è diventato mezzo inservibile e screditato. Ciliegina sulla torta, la "fronda" del numero due Giancarlo Giorgetti, che punta ormai alla costruzione di una Lega moderata e pronta a iscriversi al PPE.

Dall’altro, c’è Fratelli d’Italia, che sta all’opposizione del governo, ma che è in fortissima ascesa in tutti i sondaggi, al punto che potrebbe risultare oggi il primo partito italiano. E una leader, Giorgia Meloni, che ha sfondato ovunque – anche nelle vendite del libro e in tv – come nuova leader del nuovo centrodestra, ma che si trova risucchiata in un "passato che non passa". Come se Fd’I – pur figlio di An, pur nipote del Msi – non si fosse mai liberato delle pagine più buie e nere della storia d’Italia. "Sono assolutamente indipendente e apartitico ma nessuno faccia finta di non conoscermi", attacca Roberto Jonghi Lavarini, il Barone nero coinvolto nell‘inchiesta di Fanpage postando foto con Salvini e Meloni. Per la quale il video è una "polpetta avvelenata a pochi giorni dal voto amministrativo".

Infine, la condanna a 13 anni inflitta a Lucano mette in profonda crisi il famoso "modello Riace", che per la sinistra era il modello-topos di come "fare accoglienza". Cosa dire di questi tre uppercut al mento di tre parti politiche che li declassano alla stregua di "veleni"? Non è affatto sicuro che peseranno nelle urne, ma dicono che, lungo la strada della costruzione di nuovi partiti politici di stampo europeo e liberal, il percorso è assai accidentato.