GABRIELE CANÈ
Cronaca

Il vecchio sogno di un governo che sia stabile

Agli atti ufficiali, di Repubbliche italiane ne esiste una sola, nata il 2 giugno del ‘46. Un referendum, la Costituente, il ‘48... Nei primi anni ‘90 abbiamo stabilito che ne è nata una seconda. O meglio lo ha stabilito un gruppo di pm che ha fatto piazza pulita di tutti i partiti storici, salvo gli eredi del Pci: una distrazione. Ora la premier mette in cantiere la terza. Non è la prima volta che succede. Ci hanno già provato Berlusconi e Renzi, ma siccome erano Berlusconi e Renzi sono stati bocciati. Meloni ci riprova sulla stessa, inevitabile falsariga: avere un esecutivo solido, stabile, oltre a garantire ovviamente il meccanismo dell’alternanza. Cosa che può avvenire in tanti modi, e che farà perno in questo caso sulla elezione diretta del primo ministro. Vedremo. Il percorso parlamentare sarà lungo, e non mancherà certo la verifica del voto popolare. Come da Costituzione. Intanto, un’osservazione e una coincidenza. L’osservazione. Anche se varate da una parte, le buone riforme valgono per tutti. Quando de Gaulle promosse la Quinta (beati loro) Repubblica francese, il socialista Mitterrand parlò di un "colpo di stato permanente". Arrivato all’Eliseo si è calato "degollianamente" nel ruolo come e più dei presidenti gollisti. Com’è giusto che sia in un meccanismo democratico in cui non governa chi ha stabilito le regole, ma chi vince le elezioni. La coincidenza. La lettera di Meloni è arrivata a un convegno della Dc, il movimento erede di un grande partito, di una stagione, la Prima Repubblica, che ha fatto dell’Italia agricola devastata dalla guerra una grande potenza industriale. Di questa Dc la premier si sente un po’ erede, come leader di un centro destra che si contrappone al centro sinistra. Opinioni. Adesso altre urgenze premono. Ma guardare avanti non è sbagliato. E in un mondo tanto complicato, una terza Repubblica può servire. Soprattutto se migliore della Seconda.