Il tribuno Michetti: restituirò l’orgoglio a Roma

Il centrodestra unito presenta il candidato e la sua vice Simonetta Matone. Vittorio Sgarbi in pole come assessore alla Cultura

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di Ettore Maria Colombo

Si dice fiero di essere stato definito "tribuno" (del popolo, quella cosa che veniva declinata come Senatus atque popolusque romanum, ai tempi dei consoli e tribuni, ma dell’antica Roma…) Enrico Michetti, 55 anni, che correrà da sindaco della Capitale in ticket col magistrato Simonetta Matone per la coalizione di centrodestra (Lega-FdI-FI-Udc-Noi con l’Italia). La ‘doppia candidatura’ è stata presentate ieri in una affollatissima conferenza stampa al Tempio di Adriano, nella centralissima piazza di Pietra, alla presenza di tutti i leader dei partiti di centrodestra (Salvini, Meloni, Tajani, Lupi) e di tutti i loro maggiorenti romani, che hanno raggiunto l’accordo sulla formula civica da contrapporre ai tanti, troppi, avversari (Raggi, Gualtieri, Calenda).

Avvocato amministrativista e commentatore radiofonico, 55 anni, Michetti si considera un "servitore", onorato che la coalizione abbia scelto di puntare sulla sua competenza e sulle sue qualità di comunicatore. "Roma è governabile. Per farlo servono onestà e capacità amministrative – spiega, fiero di sé, Michetti che intigna sui ‘fasti’ dell’antica Roma. "Quando San Paolo – dice – fu folgorato sulla via di Damasco disse: Civis romanus sum, in segno di orgoglio e di profonda appartenenza. Il buon governo dei romani metteva al centro il cittadino, dobbiamo restituire alle persone l’orgoglio di essere Caput mundi". Insomma, un profluvio di latinorum, quello esibito da Michetti. Il candidato si sta già confrontando con tutte le forze in campo per mettere a fuoco i temi chiave del programma elettorale, ma soprattutto fa proprio l’input di Giorgia Meloni, che in privato lo ha esortato ad "ascoltare la gente".

La leader di Fd’I rivendica "la scelta collegiale" (ma Michetti lo ha fortemente voluto lei) di un profilo in grado di mettere subito mano alla complessa macchina amministrativa della Capitale. Insomma, si sente un sindaco con tutti i requisiti per vincere: "Schieriamo due pezzi da Novanta" dice, coinvolgendo anche la magistrata Simonetta Matone, in ticket come pro-sindaca, e a sua volta sul palco, che era la prima scelta di Salvini. La Matone, in ovvia e piena sintonia con Michetti, rilancia: "Ho accettato la sfida con spirito di sevizio perché nella vita bisogna saper rischiare. Non conosco solo la Ztl, ma le periferie, le case occupate, le donne vittime di reati, i padri separati che dormono in macchina, le mille complessità di questa città che non sono solo i cassonetti maleodoranti" spiega.

E alle critiche mosse dal segretario del Pd, Enrico Letta, perplesso che il centrodestra abbia optato per un magistrato, risponde così: "Mi sorprende, il Parlamento è sempre stato pieno di magistrati, per quanto mi riguarda mi metterò in aspettativa. Se c’è una dote che mi riconosco è l’equilibrio".

Nel benedire l’operazione, il segretario della Lega, Matteo Salvini, lancia il progetto di "Roma Capitale green" d’Europa, che prevede anche un termovalorizzatore di ultima generazione. Il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, ripropone una riforma istituzionale che attribuisca a Roma maggiori poteri e risorse. Il sindaco di Sutri, Vittorio Sgarbi, in pole position come futuro assessore alla Cultura, plaude a sé stesso e al "tridente" con sindaco e pro-sindaca, pronto a fare di Michetti "un Michettone", "più grande e più bello di pria" (la citazione è di Ettore Petrolini), vincendo al primo turno. Già, perché all’homo novus potrebbe succedere di vincere. In barba a tutti gli altri.