Firenze, il tradimento con la cognata gli costa caro

La Cassazione: "Adulterio con una parente? Ingiuria grave". Revocate le donazioni (immobili e denaro) fatte dall’ex moglie

La serie tv del 2021 'Scene da un matrimonio' racconta crisi e tradimenti di una coppia

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Un tradimento doppio (della moglie con la cognata, e per di più all’interno di un’azienda a conduzione familiare) gli è costato carissimo. Tradire la moglie non sempre ha conseguenze negative sul patrimonio del marito infedele, ma se il fedifrago commette adulterio con una parente stretta della consorte e per di più nel contesto di un’azienda familiare dove tutto viene a galla, la relazione extraconiugale assume i contorni di una "ingiuria grave" che porta alla revoca "per ingratitudine" di tutte le donazioni di denaro e immobili che la moglie ha fatto al marito.

Lo sottolinea la Cassazione che ha respinto il ricorso di Massimo B. che aveva intrecciato una liason con la cognata – sposata con il fratello di sua moglie – e la relazione "si era sviluppata all’interno dell’azienda della famiglia" della moglie. L’uomo contestava la revoca delle donazioni fattegli dalla moglie "con spirito di liberalità" sostenendo che tutto doveva essergli restituito in quanto il suo matrimonio era già in crisi quando aveva iniziato la relazione con la cognata che, comunque, "era stata intessuta con modalità tali da essere mantenuta segreta".

La tesi non ha fatto breccia tra gli "ermellini" che hanno confermato la revoca, come stabilito in primo grado e poi anche dalla Corte di Appello di Firenze nel 2019. Ad avviso dei magistrati fiorentini la gravità della faccenda stava nel fatto "che la relazione extraconiugale era stata intrattenuta con la moglie del fratello della donante (in un contesto che andava a minare, oltre alla stabilità del rapporto coniugale, anche quella familiare), essendo evidente come le conseguenze della scoperta del tradimento abbiano avuto ripercussioni estese a tutto il tessuto familiare della moglie, non limitandosi al mero ambito matrimoniale". Insomma, il marito infedele l’aveva combinata grossa anche perché - sottolinea il verdetto d’appello - "l’adulterio si era sviluppato all’interno dell’azienda di famiglia, cosicchè la scoperta del tradimento è divenuta nota anche tra colleghi e dipendenti, riverberando l’infedeltà dell’uomo nell’ambito lavorativo, con pregiudizio per la dignità della moglie".

Ad avviso della Cassazione (sentenza 19816) "correttamente" i giudici hanno riconosciuto la "gravità" dell’offesa "all’onore patita" dalla moglie tradita con tali modalità e in un contesto che hanno evidenziato nel marito infedele "un atteggiamento di noncuranza e di assenza di rispetto nei confronti della dignità della moglie".

In seguito la coppia si è separata, e al marito che aveva iniziato a lavorare nell’azienda della moglie da "nullatenente" non è rimasto nulla - nè soldi nè proprietà - di quanto donatogli da Barbara P., che lo ha perseguito per "ingratitudine" ottenendo piena vittoria nella causa civile.