Gina Lollobrigida con il suo tuttofare Andrea Piazzolla 

"Ho ereditato un milione da mia nonna ma me lo voglio tenere per ricordo". Macario faceva ridere, ma sono cose serie. Grandi patrimoni, grandi appetiti. E battaglie legali furibonde che danno ragione all’acume settecentesco del teologo svizzero Johann Caspar Lavater: "Non dire di conoscere a fondo una persona finché non hai diviso con lei un’eredità". Sui presunti eredi di Gina Lollobrigida si spettegolava da tempo tenendo d’occhio la pima linea presidiata dal figlio Andrea Milko Skofic e dall’ex assistente Andrea Piazzolla. Ieri è stato aperto il testamento ed è finita con un pareggio. Tutto ciò che apparteneva all’attrice morta il 16 gennaio a 95 anni, 10 milioni di euro tra beni mobili e immobili, sarà equamente spartito fra i due. Con buona pace di entrambi, che da anni reclamano l’en plein. Le malelingue sussurravano che lei avesse confidato di non volere lasciare nemmeno un centesimo al suo Milko ingrato, colpevole di averla lasciata sola. Milko da parte sua aveva accusato Piazzolla di circonvenzione di incapace: "Vuole prendere tutto approfittando della sua fragilità psicologica". Il factotum si era talmente avvicinato alla Bersagliera da diventare l’amministratore unico della società Vissi d’arte. Ora annuncia di voler devolvere la sua parte alla fondazione voluta dall’attrice: "Non prenderò un centesimo, e visto che Gina non desiderava lasciare nulla al figlio, gli chiedo di rispettare la volontà della mamma e di fare lo stesso".  Comunque ci sono da spartire circa 100mila euro fra pezzi di arredamento e quadri di valore, una proprietà in Toscana fra i 300 e i 500mila e la villa sull’Appia Antica dove nel 2015 Piazzolla era andato a vivere con la compagna e la figlia di nome Gina. Cinquanta e cinquanta, queste sono le ultime volontà comunicate dal notaio Barbara Franceschini. E cattivi umori che vanno ad aggiungersi alla lunga lista delle amarezze giudiziarie che allagano i tribunali quando muore un grande personaggio, da Pavarotti ad Agnelli. L’eredità di Big Luciano che vide contrapposte le figlie di primo letto e la seconda moglie e Nicoletta Mantovani si risolse così: all’ultima compagna del tenore furono assegnati gli immobili newyorkesi, alle figlie la villa di Pesaro, l’appartamento di Montecarlo e altre proprietà in Italia, più lo cospicua somma di denaro liquidata loro proprio dalla Mantovani. Famosissima resta la lite fra Marta Marzotto, amante e musa di Renato Guttuso, e Fabio Carapezza, il giovane funzionario del Ministero degli Interni che il pittore aveva adottato nel 1986 designandolo suo erede legittimo. Vinse il secondo. Grane anche per i lasciti dell’artista Alberto Burri, morto a Nizza nel 1995: un pasticcio che coinvolse le magistrature di Italia, Francia e Principato di Monaco, eredi diretti e istituzioni. E grane in memoria di Giorgio Bassani l’autore di Il Giardino dei Finzi Contini. Il tribunale di Roma riconobbe il diritto solo ai figli Enrico e Paola, ma ad impugnare il testamento ci pensò Portia Prebys, l’insegnante americana compagna dello scrittore negli ultimi vent’anni: voleva diseredarli "per indegnità a succedere al padre". Troppo complicata e avvilente per essere ricordata nei dettagli la battaglia fra la vedova di Carmelo Bene e l’ultima compagna Luisa Viglietti: basti sapere che in ballo c’erano tre De Chirico, una tela di Dalì, un dipinto di Kandinskij e altri oggetti d’arte. E che la Viglietti, accusata di furto, fu assolta. E ancora Alberto Sordi, Lucio Dalla, persino Michael Jackson: aveva escluso dal testamento il padre e la madre e i fratelli pretesero risarcimenti un po’ da tutti, compreso il medico che lo aveva in cura e che – secondo loro – lo avrebbe ucciso. Clamorosa la causa intentata sull’eredità della madre Marella da Margherita, figlia di Gianni Agnelli. Addirittura contro i suoi stessi figli John, Ginevra e Lapo. Anche in questa che è la storia più suggestiva di tutte, e che potrebbe avere ripercussioni sugli assetti finanziari della famiglia, le cose sono complicatissime in quanto sdoppiate tra la Svizzera e l’Italia. Per farla breve: nell’atto di citazione di 200 pagine sembra delinearsi un complotto per occultare a Margherita il reale patrimonio di Gianni ed escludere lei e i suoi discendenti, ramo de Pahlen, dalla successione Caracciolo. A riprova che si sbranano anche gli Agnelli.

Cronaca

"Ho ereditato un milione da mia nonna ma me lo voglio tenere per ricordo". Macario faceva ridere, ma sono cose serie. Grandi patrimoni, grandi appetiti. E battaglie legali furibonde che danno ragione all’acume settecentesco del teologo svizzero Johann Caspar Lavater: "Non dire di conoscere a fondo una persona finché non hai diviso con lei un’eredità". Sui presunti eredi di Gina Lollobrigida si spettegolava da tempo tenendo d’occhio la pima linea presidiata dal figlio Andrea Milko Skofic e dall’ex assistente Andrea Piazzolla. Ieri è stato aperto il testamento ed è finita con un pareggio. Tutto ciò che apparteneva all’attrice morta il 16 gennaio a 95 anni, 10 milioni di euro tra beni mobili e immobili, sarà equamente spartito fra i due. Con buona pace di entrambi, che da anni reclamano l’en plein. Le malelingue sussurravano che lei avesse confidato di non volere lasciare nemmeno un centesimo al suo Milko ingrato, colpevole di averla lasciata sola. Milko da parte sua aveva accusato Piazzolla di circonvenzione di incapace: "Vuole prendere tutto approfittando della sua fragilità psicologica". Il factotum si era talmente avvicinato alla Bersagliera da diventare l’amministratore unico della società Vissi d’arte. Ora annuncia di voler devolvere la sua parte alla fondazione voluta dall’attrice: "Non prenderò un centesimo, e visto che Gina non desiderava lasciare nulla al figlio, gli chiedo di rispettare la volontà della mamma e di fare lo stesso". 
<img alt="Gina Lollobrigida con il suo tuttofare Andrea Piazzolla" data-img="/polopoly_fs/1.8478604!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg" data-img-alt="Gina Lollobrigida con il suo tuttofare Andrea Piazzolla" data-img-thumb="/polopoly_fs/1.8478604!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" data-polopoly-id="1.8478604" data-shortcode="true" data-type="image" polopoly:contentfilepath="/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" polopoly:contentid="1.8478604" src="https://cdn.quotidiano.net/polopoly_fs/1.8478604!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" title="Gina Lollobrigida con il suo tuttofare Andrea Piazzolla"> 
Comunque ci sono da spartire circa 100mila euro fra pezzi di arredamento e quadri di valore, una proprietà in Toscana fra i 300 e i 500mila e la villa sull’Appia Antica dove nel 2015 Piazzolla era andato a vivere con la compagna e la figlia di nome Gina. Cinquanta e cinquanta, queste sono le ultime volontà comunicate dal notaio Barbara Franceschini. E cattivi umori che vanno ad aggiungersi alla lunga lista delle amarezze giudiziarie che allagano i tribunali quando muore un grande personaggio, da Pavarotti ad Agnelli. L’eredità di Big Luciano che vide contrapposte le figlie di primo letto e la seconda moglie e Nicoletta Mantovani si risolse così: all’ultima compagna del tenore furono assegnati gli immobili newyorkesi, alle figlie la villa di Pesaro, l’appartamento di Montecarlo e altre proprietà in Italia, più lo cospicua somma di denaro liquidata loro proprio dalla Mantovani. 
Famosissima resta la lite fra Marta Marzotto, amante e musa di Renato Guttuso, e Fabio Carapezza, il giovane funzionario del Ministero degli Interni che il pittore aveva adottato nel 1986 designandolo suo erede legittimo. Vinse il secondo. Grane anche per i lasciti dell’artista Alberto Burri, morto a Nizza nel 1995: un pasticcio che coinvolse le magistrature di Italia, Francia e Principato di Monaco, eredi diretti e istituzioni. E grane in memoria di Giorgio Bassani l’autore di Il Giardino dei Finzi Contini. Il tribunale di Roma riconobbe il diritto solo ai figli Enrico e Paola, ma ad impugnare il testamento ci pensò Portia Prebys, l’insegnante americana compagna dello scrittore negli ultimi vent’anni: voleva diseredarli "per indegnità a succedere al padre". 
Troppo complicata e avvilente per essere ricordata nei dettagli la battaglia fra la vedova di Carmelo Bene e l’ultima compagna Luisa Viglietti: basti sapere che in ballo c’erano tre De Chirico, una tela di Dalì, un dipinto di Kandinskij e altri oggetti d’arte. E che la Viglietti, accusata di furto, fu assolta. E ancora Alberto Sordi, Lucio Dalla, persino Michael Jackson: aveva escluso dal testamento il padre e la madre e i fratelli pretesero risarcimenti un po’ da tutti, compreso il medico che lo aveva in cura e che – secondo loro – lo avrebbe ucciso. Clamorosa la causa intentata sull’eredità della madre Marella da Margherita, figlia di Gianni Agnelli. Addirittura contro i suoi stessi figli John, Ginevra e Lapo. Anche in questa che è la storia più suggestiva di tutte, e che potrebbe avere ripercussioni sugli assetti finanziari della famiglia, le cose sono complicatissime in quanto sdoppiate tra la Svizzera e l’Italia. Per farla breve: nell’atto di citazione di 200 pagine sembra delinearsi un complotto per occultare a Margherita il reale patrimonio di Gianni ed escludere lei e i suoi discendenti, ramo de Pahlen, dalla successione Caracciolo. A riprova che si sbranano anche gli Agnelli.

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