di Giovanni Rossi Un sequestro tira l’altro. La caccia ai tesori degli oligarchi russi in Italia scova nuove piste ora dopo ora. Il Comitato per la sicurezza finanziaria del ministero dell’Economia, votato all’applicazione delle sanzioni internazionali agli esponenti della cerchia putiniana, scatena i segugi della Guardia di finanza (e dell’Unità di informazione finanziaria) che mettono i primi sigilli a beni per 143 milioni. Un compito investigativo delicato, tra società schermate all’estero, complesse architetture, amministratori e prestanome. Senza contare poi la variabile dei soggetti con doppio passaporto comprato a peso d’oro a Cipro o a Malta, oppure omaggio del Regno Unito. Un ginepraio giuridico. E mentre il portavoce del Cremlino, il sanzionato Dmitri Pskov, accusa l’Occidente di "brigantaggio economico", alcune delle località più amate dai russi – non tutti qualificabili come oligarchi – esaminano il rovescio della medaglia: dalle sicure perdite di incassi e posti di lavoro all’imbarazzo postumo per le generose donazioni ricevute (Lerici e Arzachena). Le prime pepite nel sacco sono il complesso in Costa Smeralda del re dei metalli Alisher Usmanov (valutato 17 milioni), gli yacht di Gennady Tymchenko (Volga Group) e di Alexey Mordaschov (Severstal), ’pizzicati’ rispettivamente nei porti di Sanremo e Imperia: la Lena (50 metri) vale 50 milioni; Lady M (62 metri) circa 65. A Capannori (Lucca) sigilli a Villa Lazzareschi (3 milioni), comprata da Oleg Savchenko (con seggio alla Duma). Fuori dai gangheri il volto tv di Russia 1, Vladimir Soloviev, incensatore di Putin e "ostile all’Ucraina", la cui magione sul lago di Como (8 milioni) è già nel limbo dei beni bloccati. La lista dei sanzionati è ’ristretta’ a 646 nomi, ma quella dei russi che hanno investito in Italia è infinitamente più ampia. Quanti russi potranno mantenere gli impegni e quanti passeranno la mano? La domanda è questa. In Umbria sono di casa il ...
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