Venerdì 19 Aprile 2024

Il tesoro degli oligarchi in Italia Ville in Sardegna e super yacht

I primi sequestri ai miliardari legati a Putin. Blitz sul lago di Como, in Costa Smeralda e Versilia . Oltre 143 milioni il valore dei beni bloccati. La mappa degli investimenti russi, ecco chi rischia ora

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di Giovanni Rossi

Un sequestro tira l’altro. La caccia ai tesori degli oligarchi russi in Italia scova nuove piste ora dopo ora. Il Comitato per la sicurezza finanziaria del ministero dell’Economia, votato all’applicazione delle sanzioni internazionali agli esponenti della cerchia putiniana, scatena i segugi della Guardia di finanza (e dell’Unità di informazione finanziaria) che mettono i primi sigilli a beni per 143 milioni. Un compito investigativo delicato, tra società schermate all’estero, complesse architetture, amministratori e prestanome. Senza contare poi la variabile dei soggetti con doppio passaporto comprato a peso d’oro a Cipro o a Malta, oppure omaggio del Regno Unito. Un ginepraio giuridico. E mentre il portavoce del Cremlino, il sanzionato Dmitri Pskov, accusa l’Occidente di "brigantaggio economico", alcune delle località più amate dai russi – non tutti qualificabili come oligarchi – esaminano il rovescio della medaglia: dalle sicure perdite di incassi e posti di lavoro all’imbarazzo postumo per le generose donazioni ricevute (Lerici e Arzachena).

Le prime pepite nel sacco sono il complesso in Costa Smeralda del re dei metalli Alisher Usmanov (valutato 17 milioni), gli yacht di Gennady Tymchenko (Volga Group) e di Alexey Mordaschov (Severstal), ’pizzicati’ rispettivamente nei porti di Sanremo e Imperia: la Lena (50 metri) vale 50 milioni; Lady M (62 metri) circa 65. A Capannori (Lucca) sigilli a Villa Lazzareschi (3 milioni), comprata da Oleg Savchenko (con seggio alla Duma). Fuori dai gangheri il volto tv di Russia 1, Vladimir Soloviev, incensatore di Putin e "ostile all’Ucraina", la cui magione sul lago di Como (8 milioni) è già nel limbo dei beni bloccati.

La lista dei sanzionati è ’ristretta’ a 646 nomi, ma quella dei russi che hanno investito in Italia è infinitamente più ampia. Quanti russi potranno mantenere gli impegni e quanti passeranno la mano? La domanda è questa. In Umbria sono di casa il 41enne Evgeny Lebedev (naturalizzato britannico che Boris Johnson – spesso suo ospite – ha voluto alla Camera dei Lord) e l’uomo d’affari Andrey Yakunin, 46 anni, altro esponente di Londongrad (e per questo contrario alla guerra). Entrambi figli di alti ufficiali del Kgb, hanno proprietà quasi confinanti in provincia di Perugia, con personale straniero vincolato all’assoluta riservatezza. Lebedev si gode il Castello di Procopio a Migiana e Palazzo Terranova a Roni, Yakunin il Castello di Antognolla nel cui club golfistico amava giocare il presidente del Consiglio Mario Draghi. Nei progetti di Yakunin, Antognolla diventerà uno spettacolare resort – finanziato dal fondo belga Viy – con 109 camere di lusso e 77 villette. Cento milioni di investimento e inaugurazione nel 2024. Il che dà l’idea degli interessi in gioco in Toscana. A Siena, per esempio, ci si interroga sulla sorte di aziende e marchi finiti in mano russa seppur a soggetti non sanzionati: marchi storici come Nannini e Scudieri fanno capo al russo-kazako Igor Bidilo, proprietario di 11 dei 16 bar su Piazza del Campo. Stessa domanda sul futuro di Fattoria dell’Aiola a Castelnuovo Berardenga, rilevata dalla Dockell, che farebbe capo a Ilija Elisseijev (indicato dall’oppositore Alexei Navalny come uomo dell’ex premier Vladimir Medvedev).

All’Argentario l’ucraino naturalizzato russo German Kahn (espatriato in Lussemburgo) passa le vacanze a villa Cacciarella, mentre a Porto Santo Stefano sulla tenuta dell’Olmo ora brilla il casato dei Rotenberg. Più a nord sono russe diverse ville o tenute a Roccamare e a Castiglione della Pescaia, tra cui quella dei Plutnik. Però nessuno di questi nominativi è nella dark list Ue. A Forte dei Marmi (dove per la cronaca possiede una villa da 4 milioni anche il presidente ucraino Volodomyr Zelensky), l’oligarca Oleg Tinkov – schierato contro la guerra ma sanzionato – è proprietario del resort Datcha Beach. Il piano prevede di bissare l’investimento con la Datcha 2. Vladimir Evtushenkov, fondatore del gruppo Afk, controlla l’Hotel Principe e l’annesso Bagno Dalmazia. Una cordata russa ha rilevato gli hotel Paradiso al mare, Alcione e Mirabeau (ancora chiusi); un’altra l’ex Hotel Tirreno e il bagno Royal. "Naves zontik shezlongi": così si dice in russo "capanno ombrellone lettini".