Giovedì 18 Aprile 2024

Il terremoto dentro i partiti Grillini nel caos, fuga da Forza Italia L’ira di Berlusconi: "Traditori"

Dopo Gelmini e Cangini anche il ministro Brunetta lascia il partito. E Carfagna è pronta a seguirli. Al centro Calenda non vuole aver nulla a che fare con Di Maio e Renzi: "Meglio soli con la Bonino"

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di Ettore Maria Colombo

"Non è morto nessuno. Bisogna avere rispetto per la democrazia, a ottobre avremo le nuove Camere", dice Maurizio Lupi, leader di Noi con l’Italia (centrodestra). Forse, però, ha ragione lui. Non si capisce bene, in ogni caso, se ieri, è morta la Seconda Repubblica. Quella nata nel 1994 con la vittoria del Cavaliere (nero, per la sinistra) Silvio Berlusconi. Il quale è pronto a "riscendere in campo" ("ho già scritto un programma avveniristico"), ma che, soprattutto, dice: "Non volevamo far cadere Draghi, ma si è reso indisponibile a un bis. Forse era stanco e ha colto la palla al balzo per andarsene. Adesso siamo già al lavoro per un nuovo governo di centrodestra".

Un governo e una maggioranza che, se sono veri i sondaggi, sarà nera-verde-azzurra. Cioè, in buona sostanza, un governo di destra-destra con Meloni premier (ma Berlusconi nega: "decideremo regole di ingaggio e nome premier"), Salvini agli Interni, etc. Magari senza "Pippo e Pluto" a Mef, Esteri e Difesa, come giura lo spin doctor di Fd’I Crosetto. "Litigheranno dopo tre mesi e si sfascerà entro un anno, il loro governo", giurano Pd e centristi. Ma se durano, invece, cambieranno il volto all’Italia per dare vita, appunto, alla Terza, di Repubblica.

Lo teme l’ala ‘governista’ ex di Forza Italia, con i tre ministri azzurri che sono usciti in blocco. Sono diventati leali a Draghi, e non al Cav, che ora li ripaga di egual moneta ("Traditori, riposino in pace"): Gelmini, poi Brunetta, infine Carfagna (che sta riflettendo). Pochi i parlamentari che, a ora, se ne sono andati (uno, il senatore Andrea Cangini), magari altri ne arriveranno, Ma insomma, come sghighiazzano i leghisti (e i berluscones), "la Gelmini non più ha truppe, neppure in Lombardia, Brunetta è da solo, la Carfagna ha qualcosa al Sud, ma poca roba". Si vedrà. I sondaggi sono una cosa, i voti sono altro.

E i centristi, variamente intesi, saranno in grado di trovarli, i voti, e vincere una sfida che, certo, è per "salvare il Paese", ma pure per sopravvivere? Per ora, sono troppi, i galli, a cantare, nello stesso ‘pollaio’. Calenda (Azione) non vuol aver nulla a che fare con Di Maio (Ipf) e, soprattutto, Renzi (Iv), per presentarsi solo con Bonino (+Europa). Dentro Iv sono convinti che "Carlo ragionerà, capirà che dobbiamo unire le forze tutti insieme". Dentro Ipf, un colonnello di Di Maio (Battelli), invece, è molto scettico: "Calenda andrà da solo. La nostra unica chanche è allearci con il Pd". Sempre che, si capisce, il Pd molli i 5S e Conte (e, fin qua, ci siamo), ‘ma anche’ la Izquierda, e questo è già più difficile. Per Renzi, come per Calenda, è una conditio sine qua non. Per Di Maio, invece, si può ragionare. In ogni caso, i centristi –con il Pd o da soli – sbandiereranno "l’agenda Draghi". Nella speranza che "il premier dia un segno, ci benedica, firmi i nostri appelli". Ma Draghi, che resta in carica, potrà mai farlo? Scendere in politica come Monti? Se ne dubita.

E, qui, entra in campo il Pd. Defunto quello largo, di ‘campo’, come coniugare "l’agenda Draghi" con la necessità di tenere uniti i progressisti? Una parte del Pd, quella riformista, ci crede (Guerini, dopo anni, è tornato a parlar con Renzi), ma la sinistra interna (area Orlando-Provenzano) non vuole, ancora spera nell’alleanza con Conte. Figurarsi la sinistra esterna, quella di Art. 1, ex LeU, di Bersani e Speranza, e quella rosso-verde di Fratoianni e Bonelli, che è pronta a lottare solo nel nome dei diritti e dell’antifascismo.

Resterebbe il M5s, ma di fatto non c’è più. Nel 2018, quando la XVIII legislatura era nata, si era parlato di Terza Repubblica causa il loro exploit. Il Movimento doveva "aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno" (risposta epica di Meloni: "Sì, ma il tonno siete diventati voi!"), ma, ora, è ridotto ai minimi termini. Tra scissioni continue (ieri la deputata Soave Alemanno è passata in Iv), inutili assemblee fiume, patetici ripensamenti e un triste destino: andare alle elezioni da soli, raccattare un pugno di voti (e di seggi) e farsi guidare, dai banchi dell’opposizione, dall’unico, vero, descamisados utile all’uopo, Ale ‘Dibba’.