Venerdì 19 Aprile 2024

Il terremoto dell’Aquila "Le vittime? Dovevano fuggire" Sentenza choc, l’ira dei parenti

"Responsabilità in concorso del 30%: dopo le scosse restarono in casa". Risarcimenti ridotti. La madre di una studentessa: i ragazzi erano stati rassicurati, come potevano dormire fuori?

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di Giovanni Rossi

Certi terremoti non finiscono mai. E quello del 6 aprile 2009 all’Aquila men che meno. Le nuove scosse si registrano in tribunale. Dal palazzo di giustizia del capoluogo abruzzese un’onda di sdegno si propaga tra le famiglie dei deceduti in quella notte tragica nella palazzina di via Campo di Fossa diventata la tomba di 29 aquilani (sulle 309 vittime complessive). Con una sentenza choc, evidentemente in punta di diritto secondo il giudice Monica Croci ma che appare già destinata all’appello, il tribunale civile taglia del 30% i risarcimenti ai familiari. Motivo: la presunta "corresponsabilità" delle vittime rimaste nel proprio letto nonostante le potenti scosse preparatorie a quella letale delle 3 e 32 di 5,9° Richter.

Accogliendo la tesi dell’Avvocatura dello Stato chiamata a difendere i ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno, il giudice attribuisce la responsabilità degli eventi per il 40% agli eredi del costruttore Luigi Del Beato, per il 15% a ciascuno dei ministeri e per il 30% agli aquilani defunti la cui colpa, così valutata, diventa abnorme. Un peso pari agli omessi controlli delle autorità vigilanti su un immobile "con gravi vizi di realizzazione e progettazione", considerato invece perfettamente a norma dal Genio civile nonostante le segnalazioni di irregolarità diffuse pervenute in Prefettura e bellamente ignorate. Le 21 pagine della sentenza appaiono contraddittorie: prima descrivono un edificio "particolarmente vulnerabile a livello sismico" nelle parti in cui si verifica "il collasso" conseguente alla "anomala disgregazione delle strutture in cemento armato", alla "scorretta posa in opera del materiale", alla "mancata vigilanza in cantiere durante la lavorazione"; poi, a sorpresa, promuovono "l’eccezione di concorso di colpa delle vittime" avanzata dai ministeri, perché fu "obiettivamente condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile". Il giudice non sembra quindi considerare e valorizzare, nella propria stima, né la fiducia degli abitanti della palazzina, molti dei quali giovani, nell’asseverata anti sismicità dell’edificio, né l’errata percezione del pericolo sminuito delle autorità.

È ormai storia l’invito a non preoccuparsi lanciato alla popolazione dal vice capo tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Bernardino De Bernardinis, culminate nell’ormai mitologico "beviamoci su un bel bicchiere di Montepulciano", più che una polizza sulla vita secondo il metro popolare abruzzese. Parole, quelle sì, incaute, e che difatti determinarono la condanna del dirigente – l’unica a resistere in Appello e in Cassazione – al processo sulla Commissione Grandi Rischi. "Questa sentenza lascia esterrefatti, perché è assurdo imputare una concausa alle vittime rimaste in casa quando una sentenza ha acclarato che ci fu una tranquillizzazione della popolazione", dichiara Vincenzo Vittorini di ’309 martiri’.

L’equivalenza delle responsabilità, sottintesa dalla sentenza, tra Stato che non controlla e cittadini che si fidano, alimenta polemiche feroci. "Da dove trae fondamento questo concorso di colpa dopo la Cassazione sulla Grandi Rischi? – domanda sconcertata Maria Grazia Piccinini, avvocato e madre di Ilaria Rambaldi, studentessa 25enne tra le vittime di via Campo di Fossa –. Come si può dire che i ragazzi dovessero stare fuori quando tutti ricordano certe rassicurazioni?" "In quei giorni, nonostante settimane di sciame sismico, vi fu totale mancanza di indicazioni sul comportamento preventivo", ricorda Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista. "Vergogna. Una decisione sconcertante che non solo non rispetta la memoria di chi ha perso la vita, ma crea un pericoloso precedente", commenta Gabriella Di Girolamo, senatrice 5 Stelle. "Chi affronta un terremoto non può mai essere colpevole di morire. Mi auguro che la sentenza cambi in appello", auspica Antonio Tajani, coordinatore di FI.