Venerdì 19 Aprile 2024

Il taglio al cuneo fiscale tenta i partiti Confindustria incalza: fatelo domani

Al convegno dei giovani imprenditori per una volta la maggioranza si trova sulla stessa lunghezza d’onda. Ma la sforbiciata non ci sarà: costa 16 miliardi. Renzi attacca Salvini e Conte. Letta propone un "patto"

di Claudia Marin

È il presidente di Confindustria tirare le somme della due giorni dei Giovani industriali a Rapallo e lo fa con una provocazione: "Tutti qui hanno affermato che sono d’accordo sul taglio del cuneo fiscale, e io sono contento. E quindi lunedì mi aspetto che questa cosa venga fatta". Il "tutti" di Carlo Bonomi è riferito ai leader dei partiti di maggioranza e opposizione che hanno partecipato alla kermesse (con tanto di caffè riservato con i big di viale dell’Astronomia) e che, uno dopo l’altro, hanno puntato a toccare le corde giuste per la platea. Ma il punto è che, almeno per ora, quelle dei numeri uno di Pd, Lega, Italia Viva, Forza Italia, 5 Stelle non possono essere che buone intenzioni per la manovra prossima ventura. Da via XX Settembre a Palazzo Chigi si ripete che non può trovare accoglienza immediata la proposta di Confindustria di una sforbiciata da 16 miliardi di euro, per due terzi destinata a far crescere gli stipendi dei lavoratori e per un terzo a alleviare gli oneri a carico delle imprese: il beneficio massimo per una retribuzione da 35 mila euro sarebbe di 1.835 euro lordi l’anno in più, circa mille euro netti. Dunque, si potrà prenderla in considerazione (e si vedrà in che misura) solo in autunno e per il 2023.

Alle viste, nel mese di luglio, il massimo che si potrà fare è un provvisorio taglio del costo del lavoro finalizzato a dare un sollievo ai salari martoriati dall’inflazione. È il provvedimento al quale sta lavorando il ministro Andrea Orlando: il beneficio varrebbe da settembre a dicembre prossimi, e l’effetto sarebbe quello di portare un aumento di 50-70 euro, per un totale di circa 200 euro nel quadrimestre. Certo è, però, che per il 2023, almeno a sentire i leader, l’operazione dovrebbe essere ben più ampia. Il segretario del Pd parla per primo, ha il vantaggio di poter indirizzare il dibattito con una proposta: "La legge di bilancio di autunno deve essere finalizzata a combattere l’inflazione e bisogna fare un grande patto all’interno della maggioranza che abbia l’obiettivo di combattere l’inflazione e che venga costruito attorno a una grande riduzione delle tasse sul lavoro, priorità che ha effetti sui consumi e sulle attività delle imprese". Matteo Salvini ci sta ma rilancia la palla su un terreno caro alla Lega: serve anche la pace fiscale, "un concordato fiscale, un patto fiscale tra cittadini, Equitalia e Agenzia delle Entrate, perché ci sono 15 milioni di italiani in ostaggio dell’agenzia delle Entrate e di Equitalia che dopo due anni di pandemia e con una guerra in corso non ce la fanno".

Giuseppe Conte, a sua volta, accoglie ugualmente la richiesta di Confindustria: "Serve un taglio del cuneo fiscale e deve essere incisivo perché serva a evitare la perdita del potere acquisto del ceto medio: dobbiamo intervenire con un’incisiva riduzione del cuneo fiscale anche per non deprimere i consumi". Non senza aprire addirittura a interventi correttivi per quella che è considerata la bestia nera per gli imprenditori: il reddito di cittadinanza che può avere bisogno di "un tagliando". E, del resto, lo stesso Letta spiega che un conto è aiutare chi non ce la fa, e un altro sono le politiche per il lavoro.

Il clima si surriscalda e dà il senso della campagna elettorale alle porte con Matteo Renzi: "Tutti parlano, quando è toccato a noi lo abbiamo fatto. Quando noi siamo stati al governo sono arrivati gli 80 euro, è arrivata l’abolizione dell’Irap, oltre ad altre misure per il taglio del costo del lavoro. Sarebbe interessante chiedere a tutti quelli che fanno promesse cosa hanno fatto prima: Salvini con quota 100 ha distrutto un pezzo di economia, Conte l’ha distrutta tutta con il reddito di cittadinanza". E sono le elezioni del prossimo anno l’appuntamento in programma anche per gli organizzatori del convegno: "Quando torneremo qui ci saranno state le elezioni politiche – avvisa il presidente dei giovani industriali, Riccardo Di Stefano - E sarà ancora più interessante ricordare quello che ci siamo detti".