Festa della Repubblica, sondaggio sfata luoghi comuni: siamo orgogliosi di essere italiani

2 giugno; 7 su 10 fieri del proprio Paese. I dati Swg: il senso di appartenenza è cresciuto del 9%

Festa della Repubblica, sondaggio Swg

Festa della Repubblica, sondaggio Swg

"Lasciatemi cantare perché ne sono fiero sono un italiano un italiano vero". Quindi, Toto Cutugno, 78 anni, nato a Fosdinovo (Massa e Carrara), cantante internazionale con oltre 100 milioni di dischi venduti, aveva visto lungo quando, nel 1983, sul palco del Festival di Sanremo, lanciò 'L’italiano', inno pop amatissimo, allora, da tutti i nostri connazionali costretti a emigrare. E, oggi, ideale sottofondo musicale del sondaggio Swg che non lascia margini di dubbio: il 77% degli italiani è fiero della propria identità nazionale. Per precisione statistica: 9% in più rispetto a sette anni fa. Non basta. Interrogati sul momento storico in cui è nato davvero il nostro popolo, i connazionali in maggioranza rispondono: "La Repubblica e la Costituzione". E poiché oggi è il 2 giugno, un brindisi ci sta tutto, no? Alla faccia degli imbecilli che hanno sventolato e sventolano la bandiera dell’antipolitica, per cominciare. E, subito dopo, alla salute di Sergio Mattarella, 80 anni, dal 3 febbraio 2015 Capo dello Stato, che nei primi sette anni (appunto…) di Quirinale ha contribuito non poco a rafforzare l’orgoglio nazionale. Con il suo carisma felpato. Con i richiami all’ordine discreti, ma fermi ai leaderucci oscillanti tra Mosca e Pechino. Con la scelta, infine, di mettere a Palazzo Chigi un italiano rispettato nel mondo, il dottor Mario Draghi, 74 anni, da sempre al servizio del Paese.

La Repubblica e la Costituzione, quindi, sono le fondamenta dell’identità. Tra i muri portanti, invece, figurano, nell’ordine, il Risorgimento e l’unità d’Italia; la Resistenza e l’antifascismo; il boom economico e la televisione. Qui, inevitabilmente, la memoria corre a Carlo Azeglio Ciampi (1920-2016), presidente della Repubblica dal 1999 al 2006. Ciampi il 9 luglio 2001, in visita a Trento, sdoganò la parola patria: "Sono consapevole del grande consenso che avverto intorno a me sin dai primi giorni della mia presidenza. Credo che dipenda dal fatto che ho espresso quel che avevo nel cuore: quel sentimento di patria intesa come orgoglio della città in cui siamo nati, orgoglio di ciascuno per la propria regione nella coscienza di trovarsi tutti quanti in questa unità nazionale e da questa Italia guardare all’Europa".

Tre anni dopo, il 7 gennaio 2004, celebrando a Reggio Emilia la nascita della bandiera (7 gennaio 1797), simbolo del nostro Risorgimento (appunto…), Ciampi spiazzò tutti un’altra volta: "Il tricolore è il simbolo moderno di un popolo antico, ricco di cultura, di tradizioni, di arte e di nobiltà d’animo. Custodiamolo con cura. Regaliamolo ai nostri figli". Infine, il 2 febbraio 2006, in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino, Ciampi scrisse per La Gazzetta dello sport: "Come Presidente della Repubblica devo dire che alcuni dei momenti più belli del mio settennato sono stati proprio gli incontri con i nostri atleti olimpici. Ho voluto sempre consegnare loro un tricolore, esortarli a cantare l’Inno di Mameli, il Canto degli italiani". Quelle parole su patria, bandiera e inno risultarono scandalose. E furono addirittura criticate. Oggi, nel giorno in cui festeggiamo la nascita della Repubblica, sancita con referendum popolare il 2 giugno 1946, Ciampi può essere solo ringraziato.