Il sogno Marocco Maxi schermi e bandiere in piazza Poi solo la delusione

La speranza e l’illusione, che si spengono con i gol della Francia. La serata più lunga dei tifosi marocchini. Mezzo milione solo in Italia

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di Giovanni Rossi

L’estasi e il tormento. La gioia e il dolore. E quando l’arbitro messicano Cesar Ramos fischia la fine – dopo il solito abbondante recupero – i 428.947 marocchini d’Italia, e magari qualche zio o cugino sfuggito all’ultimo censimento Istat, si uniscono alla marea rossoverde dell’Al Bayt Stadium nel celebrare con un applauso planetario i Leoni d’Atlante che stavolta non ce l’hanno fatta. Un sentimento di commozione lungo più di 4.000 chilometri, quelli che in linea d’aria separano Roma da Doha. Tutti fratelli, un popolo e la sua squadra, allungata nel ringraziamento a spalti che traboccano di passione.

Dal Qatar all’Italia, le bandiere rosse del Marocco, con il pentagramma verde dell’islam intrecciato a forma di stella, avvolgono il sogno mondiale. Non c’è spazio per eccezioni e fatalismo. In ogni casa, in ogni bar, in ogni circolo dove El Neysri e compagni sono per una notte la ragione della speranza e della vita, quei vessilli esibiti, indossati, sollevati, testimoniano orgoglio e identità. Pazienza se solo poche cittadine dalla sensibilità civica inversamente proporzionale alla taglia (Biella, Vercelli, Cecina o Corato tanto per fare qualche nome) autorizzano i maxischermi. Il sogno collettivo è di "ritrovarsi in piazza dopo". A missione compiuta, digeriti stress e tensione. Oltre, naturalmente, ai manicaretti preparati in ogni casa dalle mani d’oro di mogli, mamme, nonne e sorelle. Couscous, tajine, rfissa, harira, baghrir, mechoui... In ogni salotto che si rispetti, il pre partita davanti alla tv è speziato e al tempo stesso dolce, come la semifinale che sta per scattare con seduzioni per tutti i palati.

Si comincia. I marocchini d’Italia vogliono flirtare con la storia del calcio – e non solo del calcio. Ma dopo neppure 5’ Hernandez-gol in acrobazia rovescia una secchiata d’acqua in faccia ai Leoni. È una sveglia brutale. La banda Regragrui inspira per lo choc e si distende all’attacco. Il successivo palo, che poco dopo protegge Bono su staffilata di Giroud, è un segnale di benevolenza del destino che evidentemente ha piani più elaborati per svolgere il suo racconto. Piani altamente spettacolari, come il palo in rovesciata colpito quasi allo scadere della prima frazione da El Yamiq. Il Marocco preme, la Francia ha il fiatone. Il sorriso di Amallah dopo l’ultima palla gol sfiorata prima del riposo è una cartolina di entusiasmo.

"Ancora ci crediamo", dice Hassan da Lugo. "Siamo in famiglia. Tutti belli carichi. Una serata indimenticabile, speciale in ogni caso". Speciale per l’Africa. Per l’intero Maghreb. Per cammellieri berberi e principi arabi. Per chi ha fede nel riscatto. E la Francia soffre, oh se soffre. Tutti concentrati. Al ristorante Atlas, il marocchino da asporto più famoso di Roma, parla solo la segreteria telefonica. Al Red Marrakech di Napoli risponde Red (per l’appunto): "Locale pieno, atmosfera un po’ eccitata. Come per l’Italia agli Europei. Adesso tocca a noi!".

I Leoni d’Atlante mordono i campioni in carica, lavorano per destituirli, per spalancare le porte di un mondo mai ipotizzato prima. Quando Fofana firma il 2-0, quello spazio immaginato in un attimo si richiude. Si richiude a rigor di logica, di storia e di statistica. Ma il Marocco è oltre, ha in testa una trama tutta sua. I rossoverdi spingono come dannati, non patteggiano la bella figura, non si accontentano di uscire sconfitti tra gli applausi. Una squadra così merita caroselli a prescindere. E infatti a Milano le bandiere marocchine riconquistano l’area di piazza Oberdan. In 200 fanno scoppiare petardi, lanciano fumogeni e gridano "Forza Marocco". Il rammarico è forte: "La Francia? Solo più fortunata". Al ristorante Sahara di Firenze, Noureddine offre un sorriso: "Stavolta è andata male, ma ormai siamo tra i grandi. E questo va festeggiato". Tutt’altro clima in Francia. Diecimila agenti mobilitati. Tensione in molte piazze. E a Lione cariche di polizia. Solo oggi sarà possibile stilare un bilancio.