Mercoledì 24 Aprile 2024

Il sogno infranto (e pure costoso) va rimborsato

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Chiara

Di Clemente

Un sogno che non si avvera è una bugia, canta Springsteen. Sognando la rinascita del settore, il ministro Franceschini ha stanziato ieri un fondo di 12 milioni di euro per le perdite causate agli operatori musicali dall’annullamento dei concerti. Tutto a posto? Si spera, ma non è detto. Come per ogni decreto 1) bisogna aspettare la pubblicazione, 2) capire cosa c’è scritto, e già si arriva al 2025, 3) verificare che sia risolutivo per l’intera filiera in ginocchio, 4) infine avere la certezza che il decreto sia stato fatto apposta per me e mi restituisca subito tutti i soldi spesi per il concerto annullato di Paul McCartney (scusa Bruce), cosicché io possa bruciare lo stupido voucher che mi dà ingresso al concerto di Beppe Beppozzi, di cui non me ne importa un tubo. Con il massimo rispetto per gli operatori del settore musicale – grandi e soprattutto piccoli – distrutti dagli effetti Covid, la vera infamità è proprio questa: la questione dei voucher, e Macca per primo se ne è scandalizzato (e Franceschini per secondo lo ha rassicurato: tranqui Paul, risolvo io). Il fatto è che alcuni organizzatori kolossal sono multinazionali assicurate, mentre lo spettatore medio è un tale non necessariamente miliardario, che magari sceglie un evento all’anno per la famiglia, lo paga tipo due rate del mutuo e litiga coi capi al lavoro per avere libero proprio quel giorno lì. Lo fa per Paul McCartney, non per Beppe. Essere risarcito non è una gentile concessione, è un diritto: i sogni che non si avverano, sono solo bugie.