Per approfondire:
Bologna, 19 maggio 2022 - Federica, 18 anni, rientrava dal Vox di Nonantola. Marco, 27, s’era appena seduto sul divano di pelle rossa, il padre lo aspettava in sala dopo qualche giro di troppo al bar di Finale. Gerardo, 57 anni, stava facendo la prima di due notti alla Tecopress di Dosso. In fonderia. Nicola, 35 anni, doveva andare al mare, ma l’indomani sarebbe piovuto e allora aveva deciso che poteva lavorare pure lui, alle Ceramiche Sant’Agostino. Ordinaria amministrazione. E la notte del 20 maggio 2012, fino alle 4.02, era davvero ordinaria. Terremoto, 10 anni dopo: il nostro longoform / Gerardo nella fonderia trappola. La moglie: parlo con la sua anima Non è un caso che per i latini ordo fosse in origine la disposizione regolare dei fili nella trama, poi la fila, l’allineamento. E se tornassimo indietro per un attimo, fermando l’orologio alle 4.02, e guardassimo dall’alto la pianura padana illuminata, tutti quei capannoni e quelle case nella Bassa, tutte quelle vite, quei lavori, quei lavoratori, sembrerebbero proprio fili nella trama, fila, allineamento. Ma alle 4.03.52’’ un pugno sotterraneo ha distrutto l’ordine: il terremoto di magnitudo 5.9 con epicentro a Finale Emilia (Modena), il terremoto dell’Emilia, il terremoto industriale, come verrà ricordato negli anni a seguire. Ventotto vittime, centinaia di feriti, 14 miliardi di euro di danni generati dalla scossa ‘gemella’ del 29 maggio, alle 9 di mattina, magnitudo 5.8 con epicentro poco più lontano. Sempre nel triangolo Modena-Ferrara-Bologna, con danni anche nel Reggiano, nel Rodigino, e una sequenza da paura avvertita in tutto il nord e centro Italia. "C’erano oltre 40mila sfollati, dopo 10 anni il 95% di ciò che era crollato o inagibile è stato ricostruito – racconta Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna –. Quello che manca attiene a luoghi come chiese, monumenti, rocche, castelli, centri storici, beni ...
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