
I Pasdaran della Rivoluzione hanno arrestato ieri mattina, sulla soglia, di casa Amjad Amini, padre di Mahsa, la giovane curda di Saqqez fermata il 13 settembre dell’anno scorso, perché dal velo islamico, l’hijab, spuntava una ciocca dei suoi capelli. Morì dopo tre giorni di coma. Il 20 settembre avrebbe compiuto 22 anni.
Secondo l’organizzazione non governativa Iran Human Rights – fondata e guidata da Mahmood Amiry Moghaddam – Amjad Amini è stato rilasciato "dopo poche ore". Fereshteh Rezaifar, un’attivista del collettivo Donna, vita, libertà di Roma, ha aggiunto altri particolari: "In settimana era già stato convocato quattro volte dalla polizia. Gli hanno ordinato di annullare la cerimonia per la memoria di Mahsa, minacciando di arrestare anche Kiarash, l’altro figlio. Ma la famiglia non cede". Le forze di sicurezza hanno bloccato l’accesso al cimitero di Aichi, il luogo nel quale è sepolta Mahsa. Nel Kurdistan iraniano la polizia ha chiesto ai cittadini di non manifestare. Se non obbediranno, ha assicurato, saranno affrontati con armi da fuoco. Non erano parole al vento. Fardin Jafari, un manifestante, si era avvicinato al camposanto di Aichi ed è stato colpito dagli agenti. È stato ricoverato in ospedale in condizioni critiche.
Nella capitale le forze di sicurezza hanno sparato contro i dimostranti vicino all’Università di Teheran e nella centrale piazza Azadi. La polizia ha chiuso gli accessi ai cimiteri nei quali sono sepolti i caduti dopo la morte di Mahsa Amini. Gli iscritti alle Università Beheshti, Elm-o-Sanat e Amir Kabir hanno affidato a comunicati i loro no alla teocrazia. Sette detenute nel carcere di massima di sicurezza di Evin, quello nel quale vengono rinchiusi i dissidenti politici, hanno bruciato il loro velo e tenuto un sit in gridando “donna. Vita e libertà”. Le prigioniere hanno voluto rendere pubblici i loro nomi. Sono Narges Mohammadi, Sepideh Gholian, Azadeh Abedini, Golrokh Iraee, Shakila Monfared, Mahboubeh Rezai e Vida Rabbani.
Le forze di sicurezza hanno profanato il sepolcro di Nina Shakarami, 16 anni, morta durante le proteste del 2022 a Teheran. Gli agenti hanno colpito gli alberi vicini e imbrattato la tomba con vernice nera. L’agenzia di attivisti per i diritti umani “Hrana” ha diffuso i numeri raccapriccianti della repressione nell’ultimo anno: 551 persone hanno perso la vita nelle proteste, tra i quali 68 minorenni. Gli arrestati sono circa 20 mila. Sette sono stati impiccati. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato nuove sanzioni che prendono di mira 29 persone e organizzazioni. Diciotto sono Pasdaran, e agenti delle forze dell’ordine. Uno dei destinatari é il capo dei penitenziari iraniani. Secondo l’agenzia di stampa Nova, sono stati sanzionati Alireza Abedinejad, amministratore delegato di Douran Software Technologies, e i media controllati dallo stato Press Tv, Tasnim News Agency e Fars News.
Il decimo pacchetto di restrizioni dell’Unione Europea riguarderà invece il vice comandante in capo del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche nel “Quartier generale della sicurezza centrale dell’Imam Ali”, i comandanti della polizia delle province di Mazandaran e di Fars, il direttore della prigione di Kachui, le carceri di Sanandaj, Zahedan e Esfahan, l’agenzia di stampa dei Pasdaran “Tasnim News” e il Consiglio Supremo del Cyberspazio.