Giovedì 18 Aprile 2024

La tragedia di Terni. Il silenzio della politica sulla droga

La notte li ha inghiottiti. Non la notte stellata di luglio, bensì quell’altra, opaca, feroce. La notte della droga. Due ragazzini, altri due tra i tanti, troppi, a cui la mano tenebrosa della droga ha tolto la vita o l’ha devastata. Una notte velenosa che si passa da mano a mano, facilmente, in un sacco di piazze, di discoteche, luoghi di ritrovo, angoli di città. I due ragazzini, Gianluca e Flavio, venivano inghiottiti dalla peggiore e più assurda notte, mentre una mia giovane amica veniva aspramente redarguita e multata perchë non indossava una mascherina pur essendo a ben più di un metro di distanza da altri passeggeri su un bus.

Mentre il Paese è assediato da controlli e leggi in nome della salute, non esiste una chiara pronuncia e soprattutto una chiara azione politica e sanitaria di contrasto alla droga. Come mai? La droga uccide continuamente, liberamente arriva in "innocui" campetti di provincia come a Terni e fa male con le diverse mutevoli facce con cui si presenta. Ma la politica tace. Ha forse ragione Matteo Salvini, uno dei pochi a sollevare il tema, quando dice che se si facesse un drug test in Parlamento si capirebbe perché? O forse non si ci si impegna davvero ad afferrare questo buio virus che ammazza i ragazzini poiché la ragione della sua esistenza, il vuoto, coincide ormai con la nostra cultura più diffusa, con la nostra stessa società? Lo diceva ieri, intervistato da questo giornale, Paolo Crepet. La familiarità con la droga nasce dal vuoto, dalla mancanza di valorizzazione. Forse non siamo contro la droga perché pensiamo che la vita sia vuota e dunque sia cosa da drogati. Pensiamo che per vivere occorre drogarsi poiché solo lì, negli effetti che vanno dal procurato "relax" fino allo sballo e alla allucinazione sta qualcosa che ci offre beatitudine, un finto pieno in una vita vuota. Una beatitudine da schiavi. Le percentuali della diffusione in ogni classe sociale, età e mestieri mostrano la pervasività del fenomeno, grazie a potentati economici e a una microcriminalità contro cui non vediamo droni volare. Ma come, non si tratta di salute? Forse la lotta al virus e la contemporanea mancanza di lotta alla droga si spiegano smascherando il falso idolo "la salute". In gioco c’è un’altra questione: la libertà. Lo dice il poeta Baudelaire: se lo Stato vuole far sudditi i cittadini, liberalizzi la droga, lasci correre liberamente il suo virus.