Il sexting è pericoloso, educhiamo i ragazzi

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Maura

Manca*

Gli smartphone in qualche modo parlano e raccontano la quotidianità di ragazzi e di tanti adulti. Lo scambio di immagini eo video con contenuti sessualmente espliciti è sempre più frequente. Oggi, soprattutto per i più piccoli, è consuetudine condividere quasi automaticamente tutto ciò che fanno durante la loro giornata. Parte della loro vita avviene in uno scambio di video e foto all’interno di social e chat: questa è diventata la loro modalità di relazionarsi, di comunicare e più facilmente la possono riapplicare anche in altri contesti, come quelli più intimi e privati. Non si tratta quindi di una nuova modalità: negli ultimi anni è cambiato il concetto di intimità e di privato, l’intimità è ormai condivisa e il livello di valutazione del rischio si abbassa inevitabilmente. In adolescenza, quando i ragazzi sono invischiati in una relazione affettiva, di amicizia o di amore, hanno difficoltà a riconoscere la pericolosità, perché vivendo nel qui ed ora, non riescono a vedere le conseguenze potenziali. Oltretutto, quando è presente la componente emotiva, quindi ad esempio si fidano, sono innamorati, si sentono in automatico più sicuri e non pensano che le condizioni possano cambiare. Anche se da un punto di vista cognitivo, molti ragazzi sono consapevoli che possa essere una condotta pericolosa, da un punto di vista emotivo, quando sono coinvolti emotivamente, la capacità di valutazione e di gestione è più complessa da ottenere.

I numeri del sexting sono alti e l’età dei ragazzi coinvolti è sempre più bassa. Per questa ragione è fondamentale lavorare sul pensiero critico e sulla loro capacità di discernimento, aiutandoli a pensare e a riflettere di più, andando a bilanciare il loro passare subito all’azione. Tante volte si rischia di rimanere incentrati sulla sensazione del momento, dell’istante in cui a quella foto seguono gli apprezzamenti e quindi la ricompensa. Il cervello quando sperimenta una gratificazione immediata tende a ricercare quella condizione a prescindere che sia giusta o sbagliata. Il lavoro con i ragazzi è proprio di stimolare un pensiero più pertinente.

* Psicoterapeuta e presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza