Vaccini, il medico italiano a Londra: "Il segreto di Johnson? Burocrazia azzerata"

Pierluigi Struzzo, 68 anni, in prima linea nella campagna per gli ultra 80enni. "Entro maggio protetta metà della popolazione. In Italia troppi vincoli"

Boris Johnson (Ansa)

Boris Johnson (Ansa)

"Boris Johnson avrà tanti difetti, ma non certo quello di perdere tempo. È stato il primo e forse l’unico al mondo a mettere da parte burocrazia e lungaggini, gestendo l’emergenza con un unico obiettivo: vaccinare il più possibile nel più breve tempo possibile. Così, oggi, abbiamo già 18 milioni di britannici protetti dal Covid e a maggio saranno quasi la metà, tutti dai 50 anni in su, cioè la popolazione più a rischio. L’Italia e l’Europa invece hanno aspettato troppo, e stanno ancora rincorrendo il virus. Osare, nelle emergenze, spesso è la scienza migliore".

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Pierluigi Struzzo è uno dei medici in prima linea che fino a poche settimane fa ha somministrato il vaccino anti-Covid in Inghilterra, uno dei primi Paesi al mondo a partire con la campagna. Ha fatto parte di quella schiera di Gp, General practitioner o medici di base in italiano, incaricati di vaccinare gli ultra 80enni da metà dicembre. Struzzo ha 68 anni, è di Udine e due anni fa si è trasferito a Londra dove adesso continua a curare in ospedale i pazienti Covid e non solo.

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L’Inghilterra procede spedita verso una vera e propria vaccinazione di massa, mentre l’Italia e l’Ue sono indietro. Dove stiamo sbagliando?

"Boris Johnson ha scelto la strada della flessibilità. E ha osato".

Come?

"Accelerando. Ha modificato i sistemi di accreditamento dei vaccini, sovrapponendo le varie fasi che avrebbero dovuto portare all’approvazione dei sieri, e quindi facendo partire la campagna di somministrazione senza perdere tempo. Prima degli altri. In pratica ha azzerato le lungaggini, dando la priorità alla salute della gente garantendo comunque la sicurezza. Ma c’è anche un’altra considerazione".

Prego.

"In Gran Bretagna c’è un’unica catena di comando: il governo, che decide tutto. Qui sono super organizzati, dall’ultimo dei volontari fino al medico pensionato richiamato in servizio, e ne sono stati ripresi tantissimi. Non solo: decisivo è stato l’intervento dei medici di base. Con il loro contributo, nell’ultimo mese, sono stati vaccinati 10 milioni di britannici. In questo modo siamo riusciti a proteggere, a oggi, 18 milioni di persone, dai 70 anni in su, mentre entro maggio a essere protetta sarà quasi metà della popolazione. Ecco: l’Italia dovrebbe seguire il nostro esempio".

Il ministro alla Sanità Matt Hancock ha affermato che nel Regno Unito è stato vaccinato un adulto su tre. Gli ospedali sono stati sufficienti?

"Abbiamo usato anche tutti quei luoghi adatti a una vaccinazione di massa, e cioè con spazi grandi e adeguati: cinema, chiese, palestre, palazzetti dello sport. Avrebbero dovuto fare così anche in Italia".

Da noi però mancano le dosi.

"L’Europa che non si è preoccupata da subito di produrre il siero nei propri siti, proprio come la Gran Bretagna, ha commesso un grande errore".

Londra ha scommesso su un altro azzardo: vaccinare con una singola dose, ritardando il richiamo...

"Sì: è stato deciso di eseguire la seconda somministrazione a distanza di 12 settimane dalla prima. Avevamo garanzie che anche con una dose sola ci fosse una protezione alta. In più abbiamo capito che dopo 3 mesi addirittura sarebbe aumentata fino all’80-90%".

Le varianti: sono più letali?

"Quella inglese può considerarsi più pericolosa nel senso che contagia di più. E contagiando di più, può mettere a rischio un maggior numero di persone con patologie. Per questo è necessario accelerare con i piani vaccinali in tutto il mondo".

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