Il ritorno di Ruby In aula 10 anni dopo "Vivo con il marchio della lettera scarlatta"

È tra i ventotto imputati: c’è anche l’ex premier Silvio Berlusconi "Mai fatto sesso con lui, è stato un incubo e ora rivoglio la mia vita". Rischia 5 anni per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari

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di Andrea Gianni

Karima El Mahroug non è più “Ruby Rubacuori“, come si faceva chiamare più di 10 anni fa, ai tempi delle serate nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore, al centro di un caso giudiziario infinito. "È stato un grande incubo, mi auguro che questa vicenda sia chiusa il prima possibile, vorrei riavere indietro la mia vita e poterla vivere serenamente", ha spiegato ieri, circondata da cronisti e fotografi, fuori dall’aula bunker in via Ucelli di Nemi, alla periferia di Milano. Poche frasi, basso profilo e un no comment su Berlusconi perché "è stato detto fin troppo". La consapevolezza di dover convivere con quel "marchio, una lettera scarlatta", come l’hanno definito i suoi difensori in aula. Blue jeans e maglione marrone, tra le mani un’elegante borsetta di pelle, capelli lunghi e curati, Karima El Mahroug ieri mattina è comparsa a sorpresa in aula per assistere in prima fila all’udienza del processo in cui è imputata per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari.

Imputazioni che potrebbero costarle 5 anni di carcere e una confisca da 5 milioni di euro nel processo con altri 28 imputati, ex premier compreso, scaturito dal filone “ter“ dell’inchiesta che ha preso le mosse quando Ruby finì in Questura la famosa notte del 27-28 maggio 2010. Karima sta cercando di lasciarsi alle spalle il "marchio" di Ruby, come era soprannominata all’epoca del “Bunga bunga“. Conduce una vita "normale", riferiscono i suoi difensori, lontano dai riflettori, dallo sfarzo e dalle spese folli. "Karima è una donna che tra un mese compirà 30 anni ed è profondamente diversa da quella ragazzina descritta in questo processo che entrava e scappava da 16 comunità, alcune delle quali inadeguate per una minorenne in difficoltà", ha spiegato in aula l’avvocato Paola Boccardi, che la difende assieme a Jacopo Pensa. La giovane, originaria del Marocco, da anni vive a Genova con la sua bambina, che "frequenta una normale scuola pubblica" Abita in un appartamento in affitto, "non ha mai avuto case di proprietà o auto di lusso, non ha mai vissuto in Messico". Karima più di dieci anni fa "si è inventata un nome e un personaggio", quello di Ruby Rubacuori, "e da questo avatar non si è mai più distaccata".

Una donna finita al centro di un "processo mediatico mondiale" quando era ancora minorenne che da tempo, secondo i suoi legali, ha cambiato vita. Per i difensori, che ieri hanno chiesto la sua assoluzione, non c’è nessuna prova che Ruby abbia ricevuto 5 milioni di euro da Silvio Berlusconi per pagare il suo silenzio sulle serate di Arcore. Accuse contestate dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio. La ragazza, poi, "non ha mai avuto atti sessuali" con l‘ex premier. Un’altra persona rispetto alla ragazza che fu paparazzata mentre si godeva la vita in Messico con l’allora fidanzato Luca Risso, anche lui imputato. Diversa anche dalla giovane che nel 2013, sulla scalinata del Palazzo di Giustizia di Milano attaccò tutti, pm e stampa, per difendere sé stessa e Silvio Berlusconi. "Per me è stata una giornata veramente emozionante – ha spiegato ieri al termine dell’arringa – è la prima volta che mi sento difesa, non mi sono mai sentita davvero difesa, neanche quando ero una vittima".