Il ritorno dei medici No Vax "Servono a rinforzare i reparti" Ma in realtà sono appena 1.878

Quasi la metà è over 67 e lavora fuori dagli ospedali pubblici. Nella maggioranza critiche da FI. Scoppia il caso Puglia: "Se non si vaccinano niente ospedale". Il governo: impugniamo la legge

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di Elena G. Polidori

La decisione di anticipare al primo novembre la fine dell’obbligo vaccinale per i camici bianchi – consentendo così l’immediato rientro dei medici No Vax in corsia – era stata giustificata dalla premier, Giorgia Meloni, con l’esigenza di recuperare "4mila persone ora ferme in un sistema sotto-organico". Solo che i numeri non tornano affatto; ieri i dati dei sospesi diffusi dalla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri) hanno messo in evidenza che si tratta di meno di 2mila medici – 1.878 per la precisione – per di più la maggior parte liberi professionisti. Nel dettaglio: su un totale di 4mila sospesi, infatti, oltre 400 sono odontoiatri e tra i medici il 47% ha più di 68 anni ed è fuori dal Ssn. L’effetto pratico di questa norma sembra dunque essere poco più che un palliativo per il sistema ospedaliero.

Il motivo reale di questa scelta, su cui il governo non mostra tentennamenti, non risponde quindi ad esigenze organizzative, ma ad altro. E su questo, dati alla mano, ieri si è alzato un muro di polemiche a cui il neo ministro della Salute, Orazio Schillaci, non ha voluto rispondere, dicendo anzi che saranno le direzioni sanitarie di Asl e ospedali a decidere dove far lavorare il personale sanitario non vaccinato in rientro. "Diranno loro qual è il posto migliore dove impiegarli. Alcuni di questi medici, inoltre, magari hanno fatto due somministrazioni. Non tutti sono persone che non hanno ricevuto nemmeno una sola dose". Schillaci ha spiegato anche che "la scelta di non vaccinarsi è un problema deontologico, che dovranno affrontare gli Ordini dei medici e quelli professionali. Lascerei a loro la definizione di tutto questo. I vaccini sono stati uno strumento indispensabile per cambiare la storia della pandemia, è grazie a loro se siamo in questa fase. Dimostrano anche l’importanza della ricerca".

Ma intanto nell’iter di reintegro scoppia il caso Puglia. La Regione annuncia che manterrà la legge regionale in cui si prescrive l’obbligo vaccinale anche contro il Covid per gli operatori sanitari. Immediata la risposta del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato: la norma sarà impugnata, assicura. A stretto giro la replica del presidente della Regione Michele Emiliano che invita il sottosegretario a dimettersi definendolo "inadeguato". E linea dura è annunciata anche dalla Campania.È stata infatti inviata ai direttori generali della Aziende sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere una direttiva a firma del presidente Vincenzo De Luca, con la quale "si fa obbligo di definire l’impiego del personale sanitario non vaccinato tutelando la salute dei pazienti e degli operatori vaccinati". Saranno quindi messe in campo, si afferma, "le necessarie azioni dirette a contrastare ogni ipotesi di contagio, evitando il contatto diretto del personale non vaccinato con i pazienti".

E se per Filippo Anelli, presidente nazionale della Fnomceo, "far tornare i medici non vaccinati al lavoro in questo momento non è rischioso", anche nella maggioranza di centrodestra il placet sulla decisione del governo non è affatto unanime. Forza italia, ieri, si è smarcata, con Maurizio Gasparri che ha equiparato il rientro dei medici No Vax a far guidare un aereo da un pilota che ha paura di volare. "Gasparri sosteneva il governo Draghi, che aveva messo una norma per la quale tra 60 giorni ci sarebbe stato il reintegro dei medici non vaccinati – contesta il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli – da non confondersi con medici No vax: ci sono dottori che credono nel vaccino ma non lo hanno fatto perché hanno avuto il Covid. In sostanza abbiamo solo anticipato di 60 giorni perchè non ci sono medici in giro".