Il rischio super bollette Volano i prezzi del gas E la Ue rinvia il price cap

Il pressing di 15 Paesi con l’Italia in testa non basta. Von der Leyen prende tempo

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di Elena Comelli

I danni ai due gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico, che siano un avvertimento russo all’Europa o alla Norvegia, il cui nuovo gasdotto Baltic Pipe corre poco lontano, fanno ritenere sempre più probabile un inverno senza forniture russe facendo ripartire le quotazioni del gas alla Borsa di Amsterdam. Reduce da quattro sedute in flessione, il contratto future Ttf, che fa da benchmark per il metano europeo, ha concluso ieri la seduta in rialzo del 7% a 186 euro al megawattora, dopo aver di nuovo sfondato nel pomeriggio il tetto dei 200 euro, fino a 207 euro (+19%). Malgrado i due gasdotti non fossero attualmente in uso, questo sabotaggio li mette definitivamente fuori combattimento almeno fino alla fine dell’anno ed è il segnale chiaro di un’escalation nell’utilizzo da parte della Russia delle sue risorse energetiche come strumento di pressione sull’Europa.

Le forniture sono già state tagliate dell’80% nel corso degli ultimi mesi, ma è chiaro che togliere dal mercato mondiale un fornitore di peso come la Russia crea una carenza e spinge in alto i prezzi del gas, che si ripercuotono anche sull’elettricità. La Russia ha cominciato a ridurre le forniture già da settembre dello scorso anno, facendo salire i prezzi all’ingrosso di 10 volte, spingendo l’inflazione ai massimi da 40 anni e le economie continentali sull’orlo della recessione. Per tutto questo tempo, Mosca ha negato quello che stava facendo o ha affermato che era per motivi tecnici. Solo all’inizio di questo mese il Cremlino ha abbandonato la finzione, dichiarando apertamente che le consegne di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1, principale canale verso i mercati europei, riprenderanno solo se l’Ue abbandonerà le sanzioni economiche.

Dopo queste minacce, a cui naturalmente Ursula von der Leyen ha risposto picche, l’unico gasdotto rimasto in uso è il TurkStream, con cui la Russia pompa attraverso l’Ucraina circa un quinto dei volumi che inviava a giugno, ma la prospettiva di un completo arresto dei flussi di gas è sempre più concreta. Putin ha ribadito le sue minacce in un forum economico a Vladivostok: "Non forniremo nulla se è contrario ai nostri interessi. Niente gas, niente petrolio, niente carbone, niente olio combustibile, niente". Le conseguenze sono note. Secondo Nomisma, la bolletta del gas per gli italiani potrebbe aumentare ancora del 70% a fine ottobre e le bollette elettriche potrebbero salire del 60% già dall’inizio di ottobre. Senza interventi del governo, l’impennata potrebbe essere addirittura del 100%. In compenso, arriva la notizia positiva che gli stoccaggi di gas in Italia sono arrivati al 90%, l’obiettivo che si era fissato il governo. Ma il rischio razionamento non è sventato: se l’inverno sarà rigido, tra febbraio e marzo potrebbe diventare necessario tagliare i consumi.

Da qui, il pressing sulla Commissione per introdurre un ”price cap“ sul gas. Una nuova lettera firmata da un gruppo di quindici Stati membri, guidati dall’Italia, e indirizzata alla commissaria per l’Energia Kadri Simson, è già pronta da ieri. Ma in serata è arriva la doccia fredda: la Commissione è orientata a rimandare la decisione sul tetto ai prezzi di una settimana. Nonostante oggi dovrebbe distribuire agli ambasciatori dei Ventisette un documento informale sulle diverse opzioni: la preferita è quella di concordare un tetto con i singoli fornitori ritenuti affidabili. Il price cap, però, "è l’unica misura che aiuterà tutti i Paesi a mitigare la pressione inflazionistica", scandiscono le capitali, specificando che "il tetto dovrebbe essere applicato a tutte le importazioni".