Mercoledì 24 Aprile 2024

Il riflesso del computer ci fa brutti. Uno su tre ha (inesistenti) difetti fisici

I continui incontri di lavoro on line mettono in difficoltà gli insicuri, che non si vedono abbastanza belli. Lo studio australiano: "Gli insoddisfatti hanno avuto problemi legati all’alimentazione e al comportamento"

La pandemia ha favorito lo smart working e gli incontri di lavoro online

La pandemia ha favorito lo smart working e gli incontri di lavoro online

Torino, 18 maggio 2022 - Volete bene al vostro riflesso, vi trovate carini. Ma provate a fissarvi allo specchio per mezzora di seguito. Il mostro è pronto a saltare fuori: guarda che naso, che pelle orrenda, che sorriso storto. Alla fine anche la regina di Biancaneve, condannata all’autocontemplazione prolungata, comincerebbe a pensare di essere la più brutta del reame. Con le videochiamate a ripetizione è andata più o meno così. Lo stratagemma digitale che durante la pandemia sembrava averci salvato la vita (o almeno il posto di lavoro) si è rivelato un formidabile boomerang per l’autostima. È stata chiamata dismorfia da zoom, ai confini con la dismorfofobia che è un vero e proprio disturbo psichiatrico e porta a vedere magagne estetiche di ogni genere anche dove non ci sono. Secondo uno studio australiano pubblicato sull’Aesthetic Surgery Journal la scontentezza per il proprio volto (anche per difetti inesistenti) ha colpito almeno una persona su tre e ha condotto a disturbi alimentari e del comportamento, agli allenamenti massacranti per "vedersi" più sfilati, all’euforia dei chirurghi plastici.

Lo specchio digitale ci ha messo di fronte al nostro ritratto peggiore, quello che i più accorti nascondono in cantina. Ricordate? Ore e ore a fissare dettagli sconosciuti, un viso in movimento che non coincideva con l’idea che ci eravamo fatti di noi. Arriccio la fronte, mi si legge tutto in faccia. Mettiamoci però nei nostri panni. Quando comunichiamo di persona la distanza sociale apre uno spazio di un metro, un mezzo e mezzo, abbastanza perché la foglia di lattuga fra gli incisivi passi inosservata. La videochiamata invece non dà scampo, il viso è in primo piano e a venti centimetri quasi nessuno è bello.

Da un punto di vista evolutivo, se la gente si avvicinasse così tanto agli altri e la guardasse dritto negli occhi per trenta minuti sarebbe un disastro. Risse continue, oppure boom di matrimoni. Nessuna di queste opzioni si adatta al concetto di Zoom Working Meeting, dove l’invasione genere fatica, paranoie, insicurezze. Lo studio australiano del Centre of Mentakl Health della University of Technology di Hawthorn ha esaminato 350 adulti. Molti di loro hanno ammesso di essere ricorsi a tecniche di manipolazione dell’immagine, forti della vecchia scuola del selfie.

Quasi tutti hanno detto che durante le sedute l’attenzione era attirata non dalla discussione ma da quel viso inguardabile sotto gli occhi di tutti. Se è vero che dalla fine 2019 l’utilizzo di piattaforme per le videocall è aumentato di 20 volte, e ai più pare maleducato spegnere la telecamera, siamo tutti a rischio. I primi a subire gli effetti collaterali sono stati coloro che già soffrivano di disordine dismorfico, per i quali la videochiamata è stata un’impietosa lente di ingrandimento. Poi si sono aggiunti quelli sani, i campioni del filtro e di Photoshop, e si sono depressi anche loro: con le call non funziona, ci sono di mezzo il movimento e l’emozione. Non è uno specchio, insomma, che pure qualche danno lo ha fatto anche lui da Narciso in poi. Lì effettivamente ci vediamo in generale più belli tranne la signora cara a Ennio Flaiano, che tutte le mattine si guarda e si vede bruttissima e ci mette un’ora a farsi brutta.

Lo conferma la scienza: siamo talmente abituati a quell’immagine distorta da perdere il senso della realtà. In realtà lo specchio si finge amico perché gli diamo il tempo e la luce giusta, però mente. Ci presenta capovolti e alla fine è così che ci pensiamo, alla fine è questo il motivo per cui nelle fotografie non riusciamo a riconoscerci. Con la voce è lo stesso, registrata fa sempre schifo. Le videochiamate, più vere del vero, sono un punto di non ritorno.