Il ricatto hot dei bulli alla dodicenne. La madre: "Ora vive nel terrore"

La donna li ha incastrati installando un’app spia sul telefonino della ragazzina. "Pretendevano foto osè e soldi"

Alcuni ragazzi toscani manifestano contro il bullismo e il cyberbullismo

Alcuni ragazzi toscani manifestano contro il bullismo e il cyberbullismo

Un rapporto passato rapidamente dall’apparente amicizia alle minacce, per ottenere alcuni scatti espliciti. Poi, una volta ricevute le foto, la richiesta di denaro per non diffonderle. È la storia da incubo denunciata alla polizia postale e raccontata al nostro giornale da una mamma di Firenze, la cui figlia, appena dodicenne, frequenta una scuola media della città.

Partiamo dall’inizio: come si è accorta della situazione? "A ottobre ho notato che mia figlia era sempre più chiusa in se stessa, usciva pochissimo e trascorreva interi pomeriggi in camera ad ascoltare musica. Pensavo fosse una fase dell’adolescenza, magari accentuata dalla pandemia. Ci siamo rivolte anche a una psicologa, ma mia figlia non ha lasciato trapelare nulla. Intanto la mia preoccupazione aumentava e, insieme al mio ex marito, abbiamo installato sul suo cellulare un sistema di monitoraggio per chiamate e messaggi. In pratica ho iniziato a visualizzare sul mio telefono tutto quello che arrivava a lei. E ho capito tutto".

Che tipo di messaggi ha visto? "Richieste pressanti di foto, in un crescendo di minacce. Appena le ho viste, sono andata da mia figlia e l’ho finalmente convinta a spiegarmi l’accaduto. Ho capito che veniva ricattata da un gruppetto di bulli, due ragazzi e una ragazza, appena più grandi di lei, iscritti alla stessa scuola, ma in altre classi. Mi ha spiegato che dopo una fase di apparente amicizia, avevano iniziato a minacciarla. In pratica le avevano dato tre alternative: spacciare, dare loro soldi o mandare delle foto esplicite. Lei ne ha inviate tre: una in slip e poi due in topless. A quel punto l’hanno ricattata, chiedendo denaro per non divulgarle. Mi ha raccontato che sono arrivati a puntarle un coltellino all’addome e lei ha pagato 200 euro di risparmi. Poi, fortunatamente, mi sono accorta della situazione".

Cosa ha fatto a quel punto? "Tutto il possibile. Ho provato a parlare con i genitori dei ragazzi, ho presentato una prima denuncia, ho avvisato la scuola. Ho cercato soprattutto di seguire mia figlia con la massima attenzione, anche perché purtroppo gli episodi sono proseguiti. Mi sono trovata due di questi ragazzi sotto la finestra di casa e sono arrivati a mandare a me, su Instagram, una delle foto di mia figlia chiedendo soldi. Così ho presentato una seconda denuncia alla polizia postale e ho contattato il ministero della Pubblica istruzione".

Come sta sua figlia? "È molto impaurita, anche perché continuano a tormentarla. In questo momento è in Dad causa Covid, ma siamo preoccupati per il rientro. Lei non vuole saperne di tornare in classe. Stiamo valutando di cambiare scuola già da quest’anno".

Cosa può fare la scuola? "Potrebbe fare molto, ma nel mio caso ho trovato molta più comprensione nella polizia postale. Alla scuola avevo chiesto la Dad per evitare il contatto fra mia figlia e questi ragazzi, ma non mi è stata accordata. Ancora non sono riuscita ad avere un colloquio di persona con la preside: il primo sarà lunedì (oggi ndr). Credo sia importante far emergere questi problemi, invece mi pare si voglia far passare l’idea che va tutto bene".

Cosa consiglia ai genitori che si trovano in situazioni simili? "Di tenere presente che i ragazzi non parlano, non si confidano. Anche se sono vittime pensano che sia colpa loro e si vergognano. Occorre vigilare e poi rivolgersi alle forze dell’ordine. Ho molta fiducia nell’operato dei poliziotti. Mi hanno messo anche in contatto con l’associazione Artemisia che si occupa di violenze in ogni forma. Chi è colpevole di certe azioni non può essere protetto dal silenzio: va individuato e isolato con fermezza da tutta la società".