Mercoledì 24 Aprile 2024

Il ricatto di Putin sul gas: "Rubli o niente"

Lo zar vuole chiudere i rubinetti: "Non faremo opera di carità. Chi lo vuole apra un conto a Mosca". I Paesi occidentali si oppongono

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di Elena Comelli

Vladimir Putin dichiara la guerra del gas, anche se il nuovo dietrofront del Cremlino sulla questione del pagamento del gas in rubli potrebbe anche essere l’ennesimo bluff. Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato ieri il famoso decreto con cui vorrebbe imporre ai "Paesi ostili" (cioè quelli che hanno messo in atto le sanzioni in risposta all’attacco russo all’Ucraina) di pagare gli acquisti di gas in rubli, pena il blocco dei contratti esistenti. Francia e Germania hanno subito risposto che non se ne parla, dichiarando di prepararsi allo stop alle forniture. La prima reazione è stata quella di Berlino, dove il cancelliere Olaf Scholz ha confermato che "i pagamenti continueranno ad avvenire come sempre". Poco dopo, in una conferenza stampa congiunta, lo hanno ribadito il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, e quello francese Bruno Le Maire. "È importante per noi dare il segnale, non ci lasceremo ricattare da Putin", ha detto Habeck.

I due ministri hanno concordato azioni giornaliere di monitoraggio e coordinamento per superare l’attuale crisi e dare adeguate risposte alle contromosse di Mosca. "Potrebbe esserci una situazione in cui domani, in circostanze particolari, non ci sarà più il gas russo. Sta a noi preparare questi scenari e ci stiamo preparando", ha precisato il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire.

Sulla stessa linea la risposta di Palazzo Chigi: "L’Italia applicherà le linee concordate a livello europeo". L’interpretazione del decreto e delle sue conseguenze operative, però, sembra poco chiara. "Non c’è ancora un’interpretazione finale del provvedimento annunciato da Putin", specifica Palazzo Chigi, poiché "la Commissione europea sta studiando le misure e i vari aspetti interpretativi. Al momento i pagamenti si possono effettuare in euro e in rubli". Il decreto del Cremlino, quindi, potrebbe essere un bluff di Putin, che non sa più cosa inventarsi per dare l’impressione ai suoi concittadini di "vincere" il braccio di ferro con la comunità internazionale. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ria Novosti, il presidente russo avrebbe detto che gli acquirenti dovranno "aprire conti in rubli in banche russe". Il meccanismo contenuto nel decreto, però, prevede che gli acquirenti dei Paesi europei ostili paghino la bolletta versando le somme in euro su un conto di Gazprombank. Con la somma pagata in euro Gazprombank potrebbe comprare rubli e metterli nel conto dell’azienda importatrice, trasferendo a Gazprom il prezzo in rubli.

Non è un caso che la divisa di Mosca si sia riapprezzata nelle ultime ore tornando ai livelli di prima dell’invasione dell’Ucraina: per un dollaro servono ora circa 76 rubli, mentre all’inizio di marzo ce ne volevano quasi 150. Questo schema consentirebbe alle aziende occidentali di pagare in euro e a Gazprom di ricevere rubli, con una serie di operazioni compiute dalla banca, che sono più o meno le stesse già in corso da settimane per ridare fiato al rublo. L’unica differenza è che il Cremlino pretenderebbe di far aprire alle aziende occidentali dei conti in rubli, attraverso cui far transitare i pagamenti del gas.