Il ricatto dello zar: il gas si paga in rubli Mossa anti sanzioni, ma la Ue si ribella

Draghi: "Il costo si è subito alzato di 15 euro al Megawatt ora". La Germania: il Cremlino viola i contratti

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di Luca Bolognini

Lo zar apre il fronte dellla valuta. Putin ieri ha ordinato che le nazioni ostili (tra cui l’Italia) dovranno pagare il gas russo in rubli. La Banca centrale della Federazione dovrà studiare il meccanismo per consentire le transazioni entro una settimana. L’impatto della dichiarazione è stato fulmineo: i future europei sul gas sono schizzati in poche ore del 34% (per poi calare leggermente) e il rublo, che era in caduta libera dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, si è rafforzato su dollaro ed euro.

IL NODO DEI RUBLI

La Russia vuole che il gas le sia pagato in rubli per due motivi. Il primo è frenare la caduta della moneta russa. Un euro il 24 febbraio (giorno in cui è scattata l’offensiva) valeva 95 rubli. Il 7 marzo ha toccato i 148 e ieri, subito dopo il rimbalzo causato dalle dichiarazioni di Putin si è attestato a 108. Un percorso simile a quello del dollaro, che il 24 febbraio veniva scambiato per 85 rubli; il 7 marzo 139 e ieri ne valeva 98. Chiedere pagamenti in rubli per una delle risorse ancora oggi più esportate (la sola Gazprom nelle ultime due settimane ha venduto 384 milioni di metri cubi di gas al giorno all’Europa) ovviamente ha lo scopo di sostenere la moneta nazionale.

FARE IL PREZZO

L’altro motivo è che così facendo, il costo del gas si è immediatamente alzato e probabilmente continuerà a farlo. Putin di fatto vuole controllare i prezzi. Questo significa maggiori profitti e quindi più mezzi per sostenere lo sforzo bellico e fare fronte alle sanzioni occidentali. Il premier Mario Draghi ha detto che il solo annuncio di Putin ha provocato un aumento di 15 euro a al Megawatt ora.

IL SILENZIO DI GAZPROM

Anche il gigante del gas russo dovrà modificare tutti i contratti in essere. Un’operazione non semplice. Tanto per avere un’idea, il 58% delle esportazioni nel terzo trimestre dell’anno scorso effettuate da Gazprom sono avvenute in euro e il 39% in dollari. La società si è rifiutata di commentare se i contratti a lungo termine già stipulati permettano di modificare la valuta di pagamento in rubli.

I DUBBI GIURIDICI

Ovviamente il dibattito sulla possibilità che la decisione di Putin rappresenti di fatto una rottura delle clausole contrattuali è molto acceso. "Pagare in rubli viola gli accordi", ha detto una fonte del governo polacco alla Reuters. Varsavia ha anche fatto sapere che non ha alcuna intenzione di firmare nuovi contratti con Gazprom, quando l’accordo in essere scadrà alla fine dell’anno.

IL NO TEDESCO

Da Berlino è arrivato subito un secco rifiuto alla richiesta di Putin. La pretesa di ricevere pagamenti del gas in rubli rappresenta una "violazione del contratto", ha spiegato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. "Ora discuteremo con i nostri partner europei su come reagire", ha concluso.