di Luca Ravaglia
CESENA
L’appuntamento è in piazza: da una parte c’è il bar Romagna, dall’altra la sede della Pro Loco dove si prepara il mangiare per tutti gli abitanti del borgo di Ranchio, che sono rimasti isolati, molti senza luce e gas. In mezzo c’è una strada, che va in salita e concede appena il tempo di un paio di curve prima di diventare inagibile a causa di una frana. Una delle tantissime che stanno mutilando il territorio del Comune di Sarsina. Il sindaco Enrico Cangini coordina la Protezione civile asserragliato in Comune, braccato dalle emergenze. Come quella che riguarda Aurelio e Marisa, marito e moglie isolati in mezzo a un bosco, con la casa circondata dagli smottamenti. Devono andarsene, ma da soli non riescono. Da soli, in mezzo a questo inferno, non si sopravvive. Così partono i soccorsi: carabinieri, Protezione civile e un manipolo di volontari.
C’è da farsi strada in salita, dove la strada non c’è. Si va a colpi di machete e di motosega, tra il fango che arriva ai polpacci, con poco tempo per riposarsi e tanti passi da fare per raggiungere la coppia. Aurelio aspetta fuori da casa, lui e la moglie hanno già preparato il minimo indispensabile per affrontare l’emergenza, stipato all’interno di un paio di sacchi. Si incontrano, si salutano. Da queste parti ci si conosce tutti. E ci si fida l’uno dell’altro. "Marisa, non sarà facile". "Se mi aiutate ce la faccio". "Siamo qua per questo, andiamo giù insieme, un passo alla volta".
Un sorriso, qualche parola scherzosa, per stemperare una tensione che è impossibile cancellare. Perché è vero, sarà difficile. La strada è lunga e non è facile da affrontare, soprattutto ora, che ha ricominciato a piovere. Ma non c’è tempo per aspettare. Perché il monte fa paura, la frana potrebbe allargarsi molto in fretta. E se si allarga la frana, quello che c’è sotto scompare. Aurelio e Marisa lo sanno e non tergiversano. "Siamo rimasti subito isolati – raccontano – per fortuna era rimasta la corrente elettrica e siamo riusciti a organizzarci. Però è vero, la frana è davvero vicina. Partire era l’unica cosa da fare". Aurelio chiude a chiave, saluta i cani rimasti (per ora, perché poi si penserà anche a loro) e prende un respiro forte. Si va. Lui porta il bagaglio improvvisato, lei segue scortata a vista dai carabinieri e dalla Protezione civile, che accompagnano ogni passo per evitare rischi. Hanno portato anche una sedia, sulla quale appoggiarsi per concedersi qualche minuto di riposo dopo i tratti più duri. Passano i minuti, che sono lunghi, ma che i soccorritori sanno gestire al meglio. Si scherza, si tiene alto il morale, perché la cosa principale da fare è evitare il panico. E ci riescono, nonostante la pioggia, nonostante il fango, nonostante il rumore della sega elettrica.
Sarebbe un percorso difficile anche per uno stambecco, ma marito e moglie lo affrontano con la determinazione di chi sa che non sta facendo una scampagnata. Nell’ultimo tratto si esce dal bosco e si arriva sul grande prato. È quasi fatta. Ma il prato è zuppo d’acqua e sotto l’erba alta si nascondono le crepe di un altro smottamento. Una distrazione potrebbe costare carissima. Ma nessuno si distrae, nessuno distoglie lo sguardo.
Fino alla jeep dei carabinieri, fino al rientro nel borgo, dove la comunità è lì che aspetta sulle porte. Nella grande sala della Pro Loco è già pronto il pranzo, ci sono abiti asciutti e caldi. Le storie più belle sono quelle a lieto fine. "Per ora resteremo qui – sorridono, stremati ma sereni – poi vedremo cosa succederà. Non vogliamo abbandonare gli animali. Se abbiamo avuto paura? Non è stato facile. Per niente. Ma ora siamo qui e siamo salvi. È l’unica cosa che conta".