Il regista accusato di stupro "Lei voleva guadagnarci"

Lecce, il Tribunale del Riesame conferma il no all’arresto del Premio Oscar. Una 29enne inglese l’aveva denunciato: "Ho subito violenze per tre giorni"

LECCE

Quando ha denunciato di aver subito violenza sessuale dal regista e sceneggiatore premio Oscar Paul Haggis, la 29enne inglese potrebbe aver avuto "intenti speculativi". È la tesi dei giudici del Tribunale del Riesame di Lecce che motivano così il rigetto all’appello della Procura di Brindisi contro la revoca dell’arresto del regista, finito "ai domiciliari" il 19 giugno e rimasto detenuto fino al 4 luglio. Le presunte violenze sarebbero state commesse in un B&B di Ostuni, dove il regista avrebbe dovuto partecipare al festival di cinema “Allora Fest“. Per tre giorni consecutivi, aveva denunciato la 29enne, il premio Oscar avrebbe abusato di lei per poi lasciarla in aeroporto, ferita e confusa, all’alba del 15 giugno. Il racconto "non pacificamente attendibile" fatto dopo dalla donna, nel corso dell’ incidente probatorio, ha "gettato pesanti ombre – secondo i giudici del Riesame – sulla sua attendibilità compromettendo notevolmente il requisito della gravità indiziaria". Nel provvedimento sono trascritte alcune conversazioni tra la presunta vittima e Haggis, il cui contenuto "rivela con chiarezza un corteggiamento che la donna rivolge al regista". Della presunta vittima i giudici evidenziano infatti "la personalità volitiva e determinata", che "mal si concilia con l’immagine che si tenta di delineare quale persona sprovveduta, confusa, sottomessa, obnubilata dalla personalità del regista famoso".

Anche stralci di conversazioni in chat con un’amica ("Le due parlano di ricerca di partner economicamente ‘forti’ tanto da garantire loro un adeguato benessere che sarebbe ricompensato dalla disponibilità sessuale"), "mal si conciliano – dice il Tribunale – con la descrizione della vittima quale donna debole e soggiogata dalla personalità dell’indagato". "Le numerose incongruenze e contraddizioni" nel racconto della 29enne, "unitamente alla manifestata non indifferenza alla ricaduta economica della vicenda – evidenziano i giudici – non possono che far fortemente dubitare della genuinità del racconto della persona offesa".

"Né può darsi credito – concludono – al riferito sviluppato ‘attaccamento alla persona che mi aveva violentato’, quasi a rievoca una sindrome di Stoccolma, salvo poi riemergere dalla stessa sindrome dopo poche ore quando, malamente abbandonata all’aeroporto di Brindisi, denunciava gli asseriti abusi".