Il rapper provoca Trump: voglio la Casa Bianca

Kanye West, marito di Kim Kardashian, lancia la candidatura col sostegno di Elon Musk, patron di Tesla. Quattro anni fa tifava per il tycoon.

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di Giampaolo Pioli

Se l’Ucraina ha eletto presidente un comico televisivo di successo come Vladimir Zelensky, dopo Ronald Reagan e Donald Trump l’America potrebbe pensare adesso anche a un rapper famoso come Kanye West per la Casa Bianca, visto che la politica sembra prestare sempre più attenzione al mondo dello spettacolo. È stato lo stesso West ad annunciarlo il 4 luglio. Ha scritto un tweet sostenendo che "non è vero che i neri votano solo democratico. Ora dobbiamo realizzare la promessa dell’America, fidandoci di Dio, unificando la nostra visione e costruendo il nostro futuro. Per questo corro per la presidenza Usa".

West, oltre che nel mondo dello spettacolo, è noto alle cronache, e non solo rosa. Ha sposato la star dei social Kim Kardashian e quattro anni fa finì sull’orlo della bancarotta – aveva 53 milioni di dollari di debiti – e a salvarlo fu proprio la moglie. West e Kim, sempre nel 2016, furono tra le poche star ad appoggiare Trump alla presidenza. Ora, la discesa in campo suonerebbe come una sfida diretta al presidente perché annullerebbe il suo ruolo di portatore d’acqua e di consensi dal mondo della musica e lo trasformerebbe in un diretto concorrente.

Pochi minuti dopo l’annuncio di West un’altra star del momento, Elon Musk, il miliardario padrone di Tesla e promotore della corsa privata allo spazio, si è dichiarato pronto ad appoggiare West, scrivendo sempre su Twitter: "Hai il mio pieno sostegno".

Non nuovo a sparate e colpi di teatro proprio come Trump, molto abile nell’uso dei media, poliedrico e controverso nel suo lavoro di cantante, compositore, produttore, uomo d’affari e stilista, Kanye West 43 anni, qualche tempo fa disse al presidente nello studio ovale: "Lei mi ha fatto sentire Superman". Adesso vuol volare da solo.

Il rapper, che ha un seguito di 30 milioni di follower nei social, aveva già annunciato il suo desiderio di scendere in politica e candidarsi per il 2020 tre anni fa. Si affrettò però a spostare subito la data al 2024 per non intralciare il secondo mandato di Donald. Lo scenario però ora è completamente cambiato. I sondaggi continuano a dare Trump in calo anche tra i conservatori, disturbati dalla sua linea divisiva. L’appello alla legge e all’ordine, la difesa dei monumenti razzisti e confederati e della polizia mira a consolidare la sua base ma non riesce ad allargarla.

Tra i repubblicani, qualcuno ha pensato a candidature alternative, al di fuori dei partiti tradizionali, per cercare di ribaltare un esito elettorale che si prospetta sfavorevole. Con una forte dose di spregiudicatezza, e la spavalderia dell’uomo di spettacolo, West ha lanciato la sua provocazione dimenticando che ormai è troppo tardi per raccogliere le firme e presentare la candidatura in tutti i 50 Stati. Potrà farlo solo in una trentina. Sufficienti tuttavia a creare disturbo sia nelle fila repubblicane che democratiche, attentissime anche ai marginali spostamenti di voti a novembre. L’ipotesi del rapper candidato indipendente, se confermata, viene vista in ogni caso con una certa preoccupazione perché potrebbe attrarre consenso sufficienti a spostare gli equilibri proprio negli Stati chiave.