
di Giovanni Spano
Un’aggressione vigliacca e violentissima a un diciassettenne inerme, con qualche disagio psichico, la notte scorsa, ha scatenato una mezza sommossa popolare dei residenti della zona. Una caccia serrata ai responsabili, nordafricani, pusher e rapinatori. Dai 17 agli 80 anni: in strada c’era un’ottantina di persone, tutti scesi da letto, all’una circa, per cercare di fare ‘giustizia’ contro gli autori di un gesto ignobile. Tanto più contro un ragazzino che, dicono qui con tatto, ha qualche problema, gestione dell’emotività, aggiunge la madre. La gente della zona periferica, ultrapopolare e problematica di via Rocca Tedalda-Rovezzano lo conosce bene e l’ha per così dire adottato. Anche questo ha contribuito a scatenare la reazione rabbiosa. A cercare ’giustizia’ sommaria.
Severo l’impegno degli agenti di tre Volanti accorse a razzo dopo la segnalazione di rissa. Molti giovani, sono tuttavia riusciti con presenza di spirito a governare la situazione, a imporre la loro autorità, a riportare un po’ di calma, di ordine senza esasperare gli animi della ‘falange’ materializzatasi in pochi attimi in strada in cerca dei banditi in fuga di corsa. Un ’contatto’ avrebbe significato il peggio, evitato per pochi attimi, cruciali. La gente è rientrata nelle case.
Tremava come attraversato da una scarica elettrica il ragazzo quando ha incrociato gli agenti. Choccato con un occhio quasi tumefatto e una vistosa ferita a un braccio, è stato portato in ospedale alla Santissima Annunziata. Prognosi non resa nota, comunque sarebbe rilevante. In strada il diciassettenne quando è stato circondato e picchiato con cattiveria, ha urlato con tutta la forza della disperazione. Ma gli aggressori hanno continuato a pestarlo senza pietà. Calci e pugni ripetuti, terrificanti. Un accanimento inusitato. Per che cosa poi? Racconta un parente che "il ragazzo era seduto con alcuni amici su una panchina, ascoltavano musica con una cassa bluetooth. I tunisini, seduti dall’altra parte si sono alzati e si sono presi la cassa. È partita una rissa".
Il ragazzo ha potuto dire o confermare poco o niente alla polizia, traumatizzato com’è. Sembra incredibile. Magari non è così, magari non è vero. Ma verosimile sì, purtroppo, di questi tempi. L’aggressione in pratica è avvenuta nel campetto di basket, uno dei pochi luoghi di aggregazione per ragazzi, non distante dalla stazioncina di Rovezzano. I quattro hanno scatenato una discussione, per la cassa bluetooth, non volevano restituirla, poi si sono accaniti sul 17enne. Per identificare il gruppetto di magrebini la polizia cerca in zona telecamere di videosorveglianza per trovare le immagini di parte dell’aggressione. Quanto meno della via di fuga. Alcuni però potrebbero dare alla polizia indicazioni importanti. I quattro dovranno rispondere di lesioni aggravate in concorso. C’è chi di sicuro li conosce, nel senso che li ha adocchiati. Frequentano la zona di Rocca Tedalda, delle Case minime, in maniera più o meno abituale: spaccio volante, rapidissimo, una dose e via, il grosso della roba ben nascosto, in modo da non rischiare granché in caso di fermo da parte delle forze dell’ordine. La modica quantità: niente carcere, o quasi, quando va male al massimo poche ore di camera di sicurezza. Spadroneggiano e la gente è esasperata.
"Mio figlio – racconta la madre dell’aggredito – ha un problema di gestione dell’emotività. Ora si è riaggravato. Ha tanta rabbia e frustrazione e non è in grado di parlarne adesso. Non è la prima volta che questo gruppo di tunisini, più più grandi di lui, tentano di aggredirlo: poco tempo fa lo accusarono di aver rubato degli occhiali e non era vero. Se la cavò, perché poi li ritrovarono".