Martedì 16 Aprile 2024

Il pugno duro di Putin Disertori subito al fronte

Proteste anti-mobilitazione: 700 arresti. Raffica di manifestanti arruolati. Promosso generale il macellaio di Mariupol. Lavrov: "Usa e Ue? Due dittature"

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di Alessandro Farruggia

Vladimir Putin ha scelto la linea dura per cercare di frenare la controffensiva ucraina. A guidare la logistica al fronte non ci sarà più il generale Dmitry Bulgakov ma il generale Mikhail Mizintsev, soprannominato il macellaio di Mariupol per gli attacchi devastanti da lui guidati contro la città e il comportamento brutale contro la popolazione civile durante l’assedio. Azioni non dissimili da quanto avrebbe fatto ad Aleppo.

Putin avrebbe poi respinto (secondo quanto riporta il New York Times) la richiesta dello Stato Maggiore di ritirare le truppe da Kherson e ha ordinato al ministero dell’Interno la mano pesante nella repressione delle proteste contro gli arruolamenti, che ieri si sono svolte in 32 città e hanno portato a 753 arresti. Molti sono stati subito arruolati. Putin ha anche firmato un pacchetto di emendamenti al Codice penale relativo al servizio militare. La diserzione o la mancata comparizione alla leva è punita con la reclusione da cinque a dieci anni. Coloro che si arrendono al nemico dovranno affrontare una pena detentiva fino a dieci anni. Inoltre, 15 anni di detenzione sono previsti per la diserzione durante la mobilitazione. Misure che non si erano viste dai tempi di Stalin.

Se le manifestazioni sembrano segnare il passo così non è la fuga dalla Russia nei paesi vicini. In Finlandia venerdì sono stati registrati 7.667 ingressi a fronte dei 6.470 di giovedi e i 4.428 di mercoledì. In Georgia i chilometri di fila dalla frontiera russa sono attorno ai dieci, e gli ingressi ieri sono stati circa 67 mila. La Germania ha annunciato che darà visti a chi fugge ma molti Paesi hanno però chiuso l’ingresso ai russi in fuga e di questo l’Europa parlerà all’inizio della prossima settimana. Nel frattempo contro la Ue e gli Usa si scaglia il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov: "Sono dittature, retorica anti-russa grottesca".

In Donbass va avanti senza vergogna il referendum farsa per l’annessione alla Russia di 4 regioni ucraine. Con i cittadini cercati casa per casa dalle squadre elettorali e costretti a votare davanti ai loro occhi e agli uomini venegono consegnati ordini di arruolamento. Sui quattro referendum Putin avrebbe deciso di andare spedito. La Duma dovrebbe discutere sull’annessione il 29 settembre e il giorno dopo è in programma in intervento di Putin al Parlamento. Probabile l’annuncio dell’annessione.