"Il Prosek non è Prosecco". L'Italia all’attacco

Via libera dell’Unione Europea al marchio croato. L’ira dei produttori del Nordest: è un liquore, non un vino e si rischia la confusione

Il Prosecco italiano ha una denominazione protetta, tra le più emblematiche a livello euro

Il Prosecco italiano ha una denominazione protetta, tra le più emblematiche a livello euro

Si chiama Prosek ed è un liquore più che un vino. Il passito che la Croazia chiede all’Europa di riconoscere non c’entra niente con il Prosecco italiano. Fosse un prodotto analogo, la Commissione avrebbe respinto da subito la domanda croata. Date le differenze evidenti fra i due prodotti, invece, la Commissione Ue non può esimersi dal pubblicare la domanda di registrazione avanzata da Zagabria e lo farà presto, come ha confermato il commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, rispondendo a un’interrogazione presentata da europarlamentari di tutti gli schieramenti. La domanda croata risponde "ai requisiti di ammissibilità e validità", e la Commissione "procederà alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue". A quel punto ci saranno due mesi di tempo per fare opposizione ed "è quello che faremo", spiega Paolo De Castro, europarlamentare del Pd che già a luglio ha firmato un’altra interrogazione sulla questione. Le interrogazioni sono tre e una porta la firma dell’eurodeputata della Lega Mara Bizzotto: "Quella della Ue è una decisione folle – ha detto – nei prossimi due mesi porteremo avanti una battaglia campale con i ricorsi". Un tentativo croato di proteggere la denominazione Prosek era già fallito nel 2013. Oggi la domanda è di registrare una "menzione tradizionale", non una denominazione di origine protetta (Dop) come quella del Prosecco. "Non c’è stato alcun via libera di Bruxelles e i giochi sono tutt’altro che conclusi", getta acqua sul fuoco De Castro, secondo cui ci sono ottime probabilità di riuscire a stoppare questa nuova richiesta di Zagabria. "Il consorzio del Prosecco, con cui siamo in contatto continuo, è pronto a fare opposizione", ribadisce De Castro.

"Molto dipende dalle obiezioni che verranno presentate: bisogna puntare tutto sul fatto che il Prosecco non è solo un vino spumante, ma può essere declinato anche come vino fermo. E in alcuni mercati esteri non si può escludere che ci possa essere un pericolo di confusione fra i due prodotti", spiega De Castro. Questa è la linea difensiva che il consorzio del Prosecco dovrebbe seguire nel presentare le sue obiezioni al riconoscimento del rivale croato. Il Prosecco frizzante, in realtà, verrà sempre venduto su uno scaffale diverso rispetto al Prosek croato, che è un vino passito da dessert, ottenuto dall’uva secca della Dalmazia, con un metodo di vinificazione totalmente differente da quello adottato per la produzione del vino classico, da cui deriva una gradazione alcolica ben superiore e la dolcezza tipica del liquore da fine pasto.

Il pericolo di confusione, secondo Confagricoltura, coinvolgerebbe soprattutto i consumatori che non conoscono il prodotto ma solo il nome. Per questo il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, cha definito "vergognosa" la domanda della Croazia. "Il ministero si è già opposto a questo riconoscimento e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi", spiegano dal ministero delle Politiche agricole. Ma si deve "fare presto per fermare una decisione che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo", afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. "Il presidente del Consorzio Prosecco Doc, Stefano Zanette, assicura che "la faccenda non è affatto conclusa", mentre la presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Elvira Bortolomiol, chiede di fare squadra per proteggere il nome Prosecco.