Martedì 16 Aprile 2024

Il professor Formigoni Non è più agli arresti Insegna italiano alle suore

L’ex governatore della Lombardia deve scontare ancora un anno per corruzione. Ora farà lezione alle religiose straniere. I giudici: ha capito i suoi errori

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di Anna Giorgi

L’ex potentissimo presidente della Regione Lombardia, il ’Celeste’ Roberto Formigoni, che oggi ha 75 anni, sconterà l’ultimo residuo di pena, un anno e quattro mesi, salvo liberazione anticipata per buona condotta, insegnando italiano alle suore straniere che assistono disabili e anziani al ’Piccolo Cottolengo Don Orione’ di Milano. Una sorta di ’pena del contrappasso, se si pensa ai fasti della sua vita passata. L’affidamento in prova ai servizi sociali è stato disposto dal tribunale di Sorveglianza, che lo ha ritenuto "ben più idoneo – si legge nel provvedimento a firma del presidente Silvia Clerici – tenuto conto del buon percorso di recupero da lui intrapreso fuori dal carcere, della revisione critica, della assenza di pericolosità sociale e dei suoi solidi riferimenti anche relazionali ed amicali". Formigoni vive ancora, come si legge nel dispositivo, con il suo amico storico, docente universitario, in zona Fiera, a Milano.

La misura dell’affidamento ai servizi sociali interrompe, quindi, la detenzione domiciliare che l’ex governatore aveva ottenuto il 17 luglio del 2019 dopo aver scontato nel carcere modello di Bollate i primi cinque mesi dei 5 anni e 10 mesi complessivi che gli erano stati inflitti per corruzione nel processo Maugeri-San Raffaele. Dopo la sentenza definitiva della Cassazione, arrivata nel febbraio del 2019, la difesa aveva chiesto subito la possibilità per lui di scontare la condanna in detenzione domiciliare, "aggirando" la legge "spazzacorrotti", che la impedisce per quel reato specifico, ma la legge – aveva fatto pesare la sua difesa – era entrata in vigore dopo i fatti contestati all’ex presidente lombardo e quindi, non poteva avere alcun valore retroattivo. Dopo 5 mesi di carcere, il 22 luglio del 2019, la Sorveglianza (presidente Giovanna Di Rosa) aveva quindi concesso i domiciliari sulla base, fra l’altro, del requisito di "collaborazione impossibile": l’ex governatore, che si era sempre professato innocente, non poteva più collaborare per svelare ulteriori dettagli sul caso Maugeri.

Ma non solo, durante la detenzione Formigoni aveva mostrato anche "capacità di tenere un basso profilo con gli altri detenuti, aveva riletto la sua vicenda comprendendone gli sbagli – si legge ancora nel provvedimento della Di Rosa –. E per lui la detenzione – scriveva ancora – aveva rappresentato la necessità di fare i conti con il suo ’fallimento’ e con le proprie emozioni una volta spogliato dal ruolo che lo aveva protetto per anni". Formigoni ha presentato, infine, l’istanza per l’affidamento ai servizi sociali nell’autunno del 2020 quando la pena da scontare era scesa sotto i 4 anni, come prevede la legge. Il periodo della pandemia, il lockdown e il carico di procedimenti ha poi rallentato i tempi e alla decisione i giudici sono arrivati solo in questi giorni. Il fine pena per lui è previsto il 26 marzo 2024, ma da questa data, come si diceva, dovranno essere scontati alcuni mesi per "la buona condotta", meccanismo che porterà alla sua quasi scontata "liberazione anticipata".

Come tutti gli altri detenuti in affidamento in prova, perché resta tecnicamente un detenuto, fino al 2024, l’ex governatore dovrà sottostare a una lunga serie di "prescrizioni" imposte dal tribunale di Sorveglianza e indicate dall’esecuzione. Potrà stare fuori casa solo dalle 7 del mattino alle 23 restando sempre e solo in Lombardia, potrà uscire di casa la notte solo per "comprovate gravi necessità" e sempre dopo aver avvisato le forze dell’ordine. Infine dovrà tenere una "condotta conforme alle regole di civile convivenza".