Il prof più giovane, a 19 anni in cattedra. "Ho amici tra i banchi"

Teramo, Mario è stato chiamato subito dopo la Maturità. "Farò lezione a miei coetanei, che strano. Ma saprò farmi rispettare. Se servirà, pronto a dare note. Il primo stipendio? Comprerò vestiti"

Mario Pavone, 19 anni, è nato il primo agosto 2003

Mario Pavone, 19 anni, è nato il primo agosto 2003

A soli tre mesi dal diploma diventa docente nella sua scuola e oggi è il più giovane insegnante d’Italia. Succede ad Atri, nel Teramano, all’istituto Adone Zoli. Protagonista è il giovane Mario Pavone, 19 anni, insegnante tecnico pratico.

Che emozione ha provato il primo giorno di scuola?

"Beh, il primo giorno è stato molto strano: fino a tre mesi fa stavo dalla parte degli studenti e ora sono da quella dei docenti. Poi, insegnando al quarto anno gli studenti sono praticamente miei coetanei...".

Ha dormito la notte prima?

"(ride) Sì, ce l’ho fatta".

Quale sarà il suo metodo?

"Non sarò molto severo, ma se i ragazzi si comportano male o in modo eccessivo, li richiamerò. Basta un attimo che gli studenti ti salgano sopra e ti mettano i piedi in testa. Un docente deve sempre farsi rispettare".

Insegnare ai suoi coetanei non la mette a disagio?

"Un po’ sì, perché devo prendermi molto seriamente. Anche se per ora ho fatto solamente un’ora di lezione, è stato strano".

Nelle classi che seguirà ci sono amici o conoscenti con cui passava del tempo prima?

"Nella quarta no, mentre nella terza sì. Alcuni ragazzi li conosco e uscivano anche: Atri è un paesino di 10mila abitanti, ci conosciamo u po’ tutti".

La notizia che è diventato il prof più giovane d’Italia ha fatto il giro del Paese. A casa sua l’hanno festeggiata?

"Sì, anche in paese. Molto".

Quando le hanno comunicato che avrebbe potuto insegnare nel suo istituto, cosa ha provato?

"Mi hanno telefonato dalla segreteria della scuola convocandomi per la proposta di 7 ore settimanali fino al prossimo 30 giugno. Ho accettato senza esitazioni: questo è il mio paese, abito coi miei genitori a 5 minuti dalla scuola, cosa potrei chiedere di più?".

Un sogno che si avvera?

"Spero di continuare qui. Se non accadrà proseguirò negli studi di meccatronica, magari iscrivendomi all’università".

A breve le arriverà il primo stipendio della sua vita. Come lo spenderà?

"Non avendo mai lavorato, sì, è la mia prima busta paga. Vediamo, comprerò il necessario, come i vestiti, poi il resto lo risparmierò per il futuro".

È pronto a scrivere note disciplinari?

"(ride, di nuovo) Certo, se sarà necessario, lo farò".

Nel suo istituto ci sono molti maschi, quindi il clima è sicuramente più euforico. Come gestirà il caos?

"Sarò sempre con un altro professore, per cui in due sarà più semplice domare i ’ribelli’".

Dovrà parlare con genitori che hanno il doppio della sua età: è pronto?

"Ecco, sarà un altro aspetto divertente. Tra pochi mesi, quando ci saranno i colloqui, lo vedremo".

Il bullismo è una piaga che striscia nelle scuole, l’ha vissuto da studente?

"In prima persona no, però esiste: ci sono stati episodi nei corridoi della mia scuola. Da prof ne parlerei con i ragazzi coinvolti, poi chiamerei i genitori. ma tutto dipende dalla gravità dell’accaduto".

Il suo rapporto con gli insegnanti com’era?

"Andavo d’accordo con tutti, non ce n’era uno che odiavo particolarmente. Ora li ho ritrovati tutti e sono contento di fare parte di questa grande famiglia".