Il problema non è il mezzo ma l’educazione

Angelo

Costa

Già al centro di antichi dibattiti con gli automobilisti, i ciclisti vedono aprirsi un altro fronte: ad avercela con loro adesso sono gli escursionisti, che li accusano di farla da padroni sul sentiero Valtellina, che dal fondovalle sale a Bormio. Classico caso di percorso protetto: non dalle polemiche. Ottime e abbondanti, ovviamente sui social. Chi cammina sostiene che le bici vanno troppo forte e creano pericoli a grandi e piccini, chi pedala fa notare che sono i pedoni a non lasciare strada, occupando l’intera sede. Ingiusto mettere sotto accusa le bici elettriche, moltiplicatesi dopo il lockdown: hanno il merito di consentire un’attività sportiva sostenibile anche a chi, per età o per scelta, non faceva movimento.

Di solito, chi le utilizza non lo fa con spirito agonistico, ma ricreativo: normalmente non corre. Così come è sbagliato prendersela con chi cammina: che si faccia per curare la propria forma fisica o per rilassarsi con la famiglia, è bene farlo.

Che ci siano tristi eccezioni, in Valtellina o altrove, non è un problema di categorie, ma di educazione: prima ancora delle regole, peraltro stabilite dalla Comunità montana, va rispettato chi condivide la stessa strada.

È un principio che vale sulle statali, per le auto come per i ciclisti, a maggior ragione deve valere su un percorso protetto, sinonimo di sicurezza e di tutela. Soprattutto dall’inciviltà altrui.