Mercoledì 24 Aprile 2024

Il primo suicidio assistito in Italia Mario: "Ora sono libero di volare"

Tetraplegico anconetano, ha vinto la battaglia giudiziaria e si è somministrato il farmaco letale in casa

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di Silvia Santarelli

SENIGALLIA (Ancona)

Federico Carboni, il 44enne tetraplegico di Senigallia è il primo caso di morte medicalmente assistita in Italia. A causa di un incidente, Federico era intrappolato da dodici anni nel letto dell’abitazione dove viveva con la madre nella città marchigiana. La sera del 16 ottobre 2010 si è schiantato con la sua Volkswagen Polo contro un palo su Lungomare Italia, a Marzocca di Senigallia. L’ex autotrasportatore era stato sottoposto a un intervento chirurgico alla spina dorsale, per la frattura di tre vertebre. Ieri, dopo una lunga battaglia, ha premuto quel pulsante e ha messo fine alla sua vita. Il via libera definitivo per l’accesso al suicidio assistito era arrivato il 9 febbraio scorso, con il parere sul farmaco e sulle modalità "di esecuzione", dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla Asur (Azienda sanitaria unica regionale) e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall’Associazione Luca Coscioni.

Ieri è deceduto alle 11.05 dopo essersi somministrato da solo un farmaco letale con l’ausilio di un macchinario da 5mila euro, somma raccolta dall’associazione Luca Coscioni. "Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico – le sue ultime parole –. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò".

A spiegare come è avvenuto materialmente il primo suicidio medicalmente assistito in Italia, il medico anestesista, Mario Riccio: "È stato preparato un sistema che ha permesso a Federico di premere il bottone e far partire l’infusione del farmaco che ha svolto la sua funzione – ha spiegato Mario Riccio, medico anestesista che ha assistito Carboni –, cinque minuti dopo l’iniezione completa è cessata l’attività respiratoria, poi quella cardiaca. Dieci minuti dopo è stato constatato il decesso per assoluta mancanza di segni vitali". Gli ultimi istanti della sua vita sono stati filmati in un video che, se necessario, sarà messo a disposizione della magistratura.

Il suo ultimo desiderio è stato quello di poter mangiare la porchetta di Ariccia, che ha mangiato insieme alla madre, il fratello e gli amici che in questi anni gli sono rimasti vicini. Ha chiesto che per l’ultimo saluto, tutti indossassero una giacca, così come ha voluto indossarla lui, dopo essere stato lavato e sbarbato. Tifoso della Juventus aveva una passione per la musica Afro, ma la sua canzone preferita era "Io vagabondo". È morto con il sorriso sulle labbra, lo stesso che ha sempre donato a tutti, anche nei momenti più difficili: "In un primo momento non ho appoggiato la sua scelta – spiega Roberto Maddalo, amico – negli ultimi tempi, vederlo soffrire e sapere di non avere una soluzione a parte il decesso medicalmente assistito, era diventato straziante". Fino alla fine è riuscito a essere altruista: "Chiedo che i miei famigliari non vengano disturbati, quello che c’era da dire l’ho già detto. Il macchinario sarà donato all’associazione e sarà messo a disposizione di chi lo vorrà – le ultime parole di Federico – ora sono libero di volare dove voglio". Ha chiesto "niente piagnistei": oggi l’ultimo addio nella camera ardente a Senigallia.