di Silvia Santarelli SENIGALLIA (Ancona) Federico Carboni, il 44enne tetraplegico di Senigallia è il primo caso di morte medicalmente assistita in Italia. A causa di un incidente, Federico era intrappolato da dodici anni nel letto dell’abitazione dove viveva con la madre nella città marchigiana. La sera del 16 ottobre 2010 si è schiantato con la sua Volkswagen Polo contro un palo su Lungomare Italia, a Marzocca di Senigallia. L’ex autotrasportatore era stato sottoposto a un intervento chirurgico alla spina dorsale, per la frattura di tre vertebre. Ieri, dopo una lunga battaglia, ha premuto quel pulsante e ha messo fine alla sua vita. Il via libera definitivo per l’accesso al suicidio assistito era arrivato il 9 febbraio scorso, con il parere sul farmaco e sulle modalità "di esecuzione", dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla Asur (Azienda sanitaria unica regionale) e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall’Associazione Luca Coscioni. Ieri è deceduto alle 11.05 dopo essersi somministrato da solo un farmaco letale con l’ausilio di un macchinario da 5mila euro, somma raccolta dall’associazione Luca Coscioni. "Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico – le sue ultime parole –. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò". A spiegare come è avvenuto materialmente il primo suicidio medicalmente assistito in ...
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