Martedì 23 Aprile 2024

Il primo lavoro sui monti che amava Guardacaccia cade e muore a 18 anni

L’incidente a oltre duemila metri di quota: il ragazzo stava perlustrando un bosco ed è scivolato in un dirupo

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di Michele Pusterla

TEGLIO (Sondrio)

Trovare il lavoro tanto desiderato, quello di guardacaccia, e morire proprio a causa di quel lavoro, a soli 18 anni, per una caduta in montagna, il suo mondo. È la tragica fine di Simone Valli, 18 anni, neo-diplomato all’istituto superiore “Pinchetti“ di Tirano, sportivo praticante la corsa in montagna e lo sci-alpinismo, residente con la famiglia a Teglio. Una fine che ha lasciato sgomenti il suo paese e l’intera Valtellina. Un terribile incidente nel bosco, a circa 2.200 metri di quota, sulle alpi Orobie, che Simone stava perlustrando con il collega Alessandro Negri, gli è stato fatale nel tardo pomeriggio di domenica, sulla via del ritorno verso casa. Valli è scivolato sul terreno viscido, inzuppato di acqua per le piogge torrenziali delle ore precedenti, precipitando in un dirupo.

A nulla sono serviti il tempestivo allarme lanciato dal compagno di lavoro e l’arrivo delle squadre del Soccorso Alpino della VII Delegazione di Valtellina e Valchiavenna con i militari del Sagf-Soccorso Alpino della Guardia di Finanza. Per Simone, purtroppo, non c’era più nulla da fare: troppo gravi i traumi riportati nella caduta. "La dinamica dell’incidente è in corso di accertamento – spiega Daniele Travaini, altro collega della vittima –. Simone era stato assunto da circa un mese e mezzo nell’azienda faunistica venatoria Val Bondone-Val Malgina, non lontano dalla sua casa, un’area che ben conosceva di circa 2 mila ettari, che fra abeti e larici sale sino a 2.600 metri per lasciare gli alberi a quote inferiori, nella quale la caccia agli ungulati è permessa unicamente a 6-7 soci che quando vogliono praticare il loro hobby preferito devono essere accompagnati da noi. Il nostro compito è vigilare affinchè non ci siano incursioni da parte di altre persone coi fucili all’interno della Riserva, al confine con quella forse più conosciuta della Valbelviso e a un passo dal territorio della provincia di Brescia".

"Simone era strafelice per questo lavoro – ricorda ancora il collega –. Aveva superato il colloquio con il concessionario dell’area, Costantino Fiocchi, e aveva potuto finalmente coronare il suo sogno, conclusi gli studi superiori a Tirano".

Il presidente della Polisportiva Albosaggia, Gianluca Cristini, lo ricorda così: "Sempre sorridente, solare, il classico bravo ragazzo, educato e spensierato. Aveva trovato il lavoro perfetto per lui, che tanto amava l’ambiente, le montagne e il vivere all’aria aperta". "Ciao Simone – lo salutano i compagni nella pagina Facebook della Polisportiva –. La notizia della tua improvvisa scomparsa è stato un fulmine a ciel sereno in questo inizio di agosto. Per diversi anni abbiamo percorso tanta strada insieme; con le pelli sulla neve e di corsa su e giù per le tue amate cime. Ci siamo divertiti insieme durante gli allenamenti, le gare e gli stage, abbiamo fatto tante e nuove amicizie e abbiamo conquistato riconoscimenti sportivi, ma soprattutto siamo cresciuti insieme. Appena conclusi gli studi hai trovato il lavoro dei tuoi sogni; in mezzo alla natura a tutelare la fauna da te tanto amata e purtroppo lì, nel silenzio delle cime, tra il verde dei boschi ed il blu del cielo il fato infausto ti ha raggiunto. Nulla potrà alleviare il nostro dolore e quello degli amici che hai lasciato, ma soprattutto il dolore della tua famiglia; la mamma Cecilia, il papà Giacomo e la sorella Giulia. Ti vogliamo ricordare sì per l’atleta che eri, ma soprattutto per il bravo ragazzo che sei sempre stato: sorridente, spensierato, divertente e sincero. Buon viaggio Simone dai tuoi amici della Polisportiva Albosaggia".

"Ci sono tragedie che lasciano sgomenti e persino le lacrime faticano ad uscire dagli occhi", riconosce il sindaco del paese in cui ha sede la Polisportiva, Graziano Murada: "Vedere la faccia pulita e felice di quel ragazzo che indossa la divisa della nostra Polisportiva, mentre va incontro al domani e sapere che quel domani si è interrotto in una domenica di sole, dentro la cornice delle Orobie, è un colpo allo stomaco. Penso ai suoi familiari travolti e inghiottiti da una valanga perenne. Costretti a percorrere un sentiero che sarà sempre irto, faticoso e che toglierà il fiato ogni qualvolta cercheranno di respirare".