Il price cap scatena l’ira di Mosca "Stop alle forniture di petrolio"

G7 e Ue fissano a 60 dollari al barile il prezzo del greggio: colpiamo Putin dove fa più male. I dubbi di Zelensky: "Decisione debole". E il Cremlino minaccia di chiudere i rubinetti del gas

di Alessandro Farruggia

Colpire Putin dove fa più male: il prezzo dell’energia. Il price cap a 60 dollari al barile alla commercializzazione in tutto il mondo del petrolio russo trasportato via nave, deciso venerdì dai paesi del G7 e dell’UE più l’Australia – decisione che impone ad armatori e assicuratori dei paesi UeG7 di non trasportare oltre quel prezzo – provocherà da parte russa il blocco delle forniture di petrolio, e forse anche di gas, ai paesi che lo applicano. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo ha però criticato perchè troppo alto: "Il price cap a 60 dollari è poco serio. Rispetto ai 30 dollari proposti dalla Polonia e dai paesi baltici frutterà alla Russia 100 miliardi all’anno che userà per la guerra. È una decisione debole ed è solo questione di tempo che sarà necessario rivederla".

La Russia attualmente vende il petrolio attorno ai 65 euro al barile, quindi poco sopra del “tetto“ e ben al di sotto dei prezzi di mercato del greggio (circa 87 dollari). Ma Mosca trasporta su navi di paesi Ue e del G7 circa 1 milione di barili al giorno e sfuggire al tetto è teoricamente complicato, e sostituire questa capacità sarà molto difficile. La limatura rispetto ai prezzi spuntati dalla Russia quindi si farà sentire. Da qui la dura reazione. "Stiamo valutando la situazione – ha ribadito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – Non abbiamo ancora deciso quali decisioni assumere ma non accetteremo un price cap". Più specifico Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali a Vienna. "Da quest’anno – ha scritto su Telegram – l’Europa vivrà senza petrolio russo. Mosca ha già chiarito che non fornirà petrolio a quei Paesi che sostengono il tetto ai prezzi, misura contraria al mercato".

Ma la minaccia di Ulyanov, se il blocco russo riguarderà solo il petrolio, è più mediatica che altro, perché comunque da domani, 5 dicembre, entrerà in vigore l’embargo Ue – deciso con il sesto pacchetto di sanzioni – alle importazioni via mare in Europa di petrolio russo e, stando alle stime della Commissione Ue "circa il 94% del greggio di Mosca destinato all’Europa sarà bloccato", e non da Mosca, ma dall’UE. Il 5 febbraio sarà poi la volta dei prodotti petroliferi raffinati.

Chiudere il rubinetto del greggio russo all’Europa cambierebbe quindi poco. Discorso diverso se Mosca decidesse di punire i paesi che applicano il “price cap“ chiudendo anche il flusso di gas. In questo caso l’impatto sarebbe significativo, anche se il Cremlino dovrebbe rinunciare ad un ricchissimo flusso di capitali garantitogli dall’export della sua commodity.