Giovedì 18 Aprile 2024

Il prezzo della nostra libertà

Raffaele

Marmo

Dobbiamo essere tutti consapevoli innanzitutto di quale sia la posta in gioco. Ebbene, sul versante delle attività economiche non vi è dubbio che la chiusura alla Russia comporta per noi ricadute pesantissime per settori che vanno da tutti i comparti del Made in Italy all’alimentare, dalla metalmeccanica alla tecnologia, ai servizi bancari e assicurativi. Per non dire del turismo, come sanno bene gli operatori delle coste e delle città d’arte.

Ma le onde più larghe della bufesa sono quelle dei rincari dell’energia che si abbattono trasversalmente su imprese e famiglie: dal gas all’elettricità ai carburanti. È possibile che soprattutto quest’ultimo scenario ci faccia capire quali e quanti errori, dal nucleare fino ai rigassificatori, siano stati compiuti dalle classi dirigenti politiche e culturali (soprattutto di sinistra, fino ai grillini) che hanno governato dagli anni Ottanta in avanti. Ma oggi la domanda imperativa è un’altra: siamo disposti a pagare i prezzi che le sanzioni ci impongono in nome della difesa delle democrazie? La risposta più realistica è quella che ha dato lo stesso premier:

a condizione che siano sostenibili per imprese a famiglie. Ma la sostenibilità non può che implicare – dobbiamo esserne consci – nuovo debito.