Sabato 20 Aprile 2024

Il presidente social contro lo zar in tv Offese e minacce per il duello finale

Putin davanti alle telecamere sfida l’Ucraina e l’Occidente. Zelensky non indietreggia: vediamoci a quattr’occhi

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di Roberto

Giardina

La piccola Ucraina contro la gigantesca Russia, sul campo non c´è confronto. Ma è anche la prima guerra sul social della storia. I due capi, Zelensky e Putin, si affrontano in duello come condottieri medioevali, uomo contro uomo. O, meglio, immagine contro immagine. L´ultimo Zar, il vecchio agente del Kgb contro il giovane ex comico ebreo, Davide contro Golia, e il mondo sta con chi in apparenza è il più debole. "Vediamoci a quattr’occhi, sediamoci a un tavolo, di che hai paura?", lo sfida Zelensky. L´avversario non può accettare, avrebbe già perduto. Si sono incontrati solo una volta, invitati da Macron a Parigi insieme con Frau Merkel, nel dicembre del 2019.

Sono entrambi maestri della comunicazione, portano lo stesso nome, Vladimir e Volodimyr, sono alti uguali, un metro e 70, e barano l´uno e l´altro di qualche centimetro. Zelensky aveva undici anni quando cadde il "muro" (9 novembre ´89), che segnò la fine e l’inizio di tutto. Putin festeggiò i 37 anni un mese prima, quando Gorbaciov andò in visita a Berlino Est, accolto da una folla festante, perché era l´uomo che prometteva il cambiamento. Ma sono passati 33 anni, quasi un´altra metà di vita per il capo del Cremlino. Appartiene al passato, è un maestro della manipolazione e non basta. "Sei il capo di una banda di drogati, di neonazisti", Putin insulta l’avversario sul web. E la rabbia lo tradisce. Si mostra in tv, in giacca e cravatta, accanto alla bandiera russa, quella dell’ultimo Zar, a strisce rossa bianca blu, il volto rigido, gonfio, tratta con autorità chi gli è vicino, l’arroganza come simbolo di forza. E rivela solitudine. Non si chiamano mai per nome, per Zelensky Putin è il male, il demonio.

È nel bunker nella Kiev sotto assedio, ma sul web scrive Kyiv, il nome in ucraino, quando Putin lo accusa di mentire, di essere fuggito all´estero, si mostra in strada, in tuta mimetica, davanti alla Bankiva, il suo palazzo presidenziale, accanto ai suoi ministri, i suoi amici: "Siamo tutti qui, noi, i militari, i cittadini, a difendere la patria". Macron commenta: "Zelensky è il volto dell´onore, della libertà, del coraggio".

L´eroe contro il despota, confinato al Cremlino, come in una fortezza. "Go home, to your home", Zelenksy grida a Putin, in ucraino e in inglese, torna a casa tua: "Ti nascondi nel tuo palazzo, ma Dio ti troverà".

L´ex comico impugna lo smartphone come un’arma. In due giorni ha trasmesso 548 tweet. Putin si fa riprendere dalla tv di Stato. Marshall Mcluhan scrisse che la televisione è un media freddo, se Hitler e Mussolini invece che alla radio fossero apparsi in televisione si sarebbero distrutti nel ridicolo. Ma il filosofo della comunicazione era nato alla fine della Belle Epoque (1911-1980), ignorava i cellulari, e i selfie. È come se Zelensky con il telefonino parlasse a ciascuno del suoi 4,2 milioni di follower, di seguaci. Quanti ne ha l’altro Vladimir? E si fa riprendere al cellulare mentre beve il caffè tra i suoi soldati. Immagini sfocate, prova di autenticità. Zelensky ha la battuta pronta: "Ho bisogno di munizioni non di un passaggio", risponde a Biden che offre di metterlo in salvo.

Il suo appello agli ucraini a difendere la patria, è paragonato alle parole di Churchill nel giugno del ´40: "Vi prometto lacrime e sangue, non ci arrenderemo mai". "Io come Churchill? Io bevo molto meno", commenta con autoironia il Vladimir di Kiev. Quando Putin si prese la Crimea, era già presidente, ma in una serie tv, nella finzione tutto sembra possibile, anche battere la Russia. Oggi, si muore in una battaglia impari. Il comico ebreo non si arrende, e appare come uno di noi, o come ognuno vorrebbe essere.