Mercoledì 24 Aprile 2024

Il presidente dell’Abi Bonus e incentivi, salvare i conti pubblici Ma anche l’edilizia

Patuelli: il settore delle costruzioni traina la nostra economia. Serve un equilibrio tra la tutela dei bilanci e il rilancio delle attività. Crediti incagliati, prevedere più possibilità per i cassetti fiscali

di Antonio

Patuelli

Sono convinto che le istituzioni italiane siano consapevoli del ruolo determinante dell’edilizia e delle attività connesse per lo sviluppo o la recessione, per l’occupazione e per le attività anche finanziarie. Dal 2007 al 2015 l’edilizia ha subito il forte decremento del 39%, con la riduzione del 22% dell’occupazione, mentre il totale dell’economia perdeva il 7% e calava l’occupazione del 6,6%. Durante la recente grave crisi pandemica, fra il 2019 e il 2022, anche per le misure a sostegno dell’edilizia, essa ha fatto meglio degli altri settori, realizzando un incremento del 25,3% e del 15,9% dell’occupazione, difronte a solo l’aumento dell’1,7% del totale dell’economia e a una riduzione dell’1% dell’occupazione. Negli anni della crisi dell’edilizia il tasso di deterioramento dei prestiti si era impennato, mentre, poi, si sono registrati ampi miglioramenti: nel 2016 le sofferenze creditizie (cioè i prolungati mancati pagamenti delle rate dovute) per l’edilizia si sono impennate fino addirittura al 33% nel 2016, per poi scendere, ma rimanendo ancora superiori alla media delle attività economiche.

Varie sono state le misure di sostegno al mondo dell’edilizia ed alle attività connesse, con incentivi per ristrutturazioni, efficientamento energetico, eliminazione delle barriere architettoniche, installazione di impianti fotovoltaici, riduzione del rischio sismico, per mobili ed elettrodomestici in casi di ristrutturazioni, per il verde, le facciate e soprattutto col cosiddetto Superbonus 110%.

Nel 2022 il Prodotto interno lordo è cresciuto del 3,7%, nonostante il caro energia, e le costruzioni hanno svolto un ruolo determinante, ma queste misure (soprattutto il Superbonus 110%) sono risultate assai gravose, anche prospetticamente, per il bilancio dello Stato. È, quindi, comprensibile che sia in atto una verifica degli incentivi all’edilizia, con le decisive decisioni parlamentari dei prossimi giorni, ma è assolutamente necessario che sia trovato un nuovo equilibrio contemporaneamente per salvaguardare il bilancio dello Stato e non far ricadere in recessione l’edilizia, le attività connesse, l’occupazione e le attività finanziarie.

Le banche sono di gran lunga i principali attori sia nei finanziamenti al mondo dell’edilizia, sia nell’acquisto dei crediti fiscali relativi soprattutto, ma non solo, al Superbonus. Infatti, la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, approvata il 6 ottobre scorso, ha fra l’altro accertato che fra i crediti fiscali acquistati e gli impegni assunti dalle banche (pratiche in lavorazione) "emerge che nel biennio 2020-2022 le stesse banche hanno assunto impegni fiscali" complessivi per circa 77 miliardi di euro: da ciò, prosegue la Commissione d’inchiesta, "emerge che la capienza fiscale delle banche è sostanzialmente interamente impegnata, nell’ipotesi che le pratiche in lavorazione e deliberate giungano a buon fine e trascurando eventuali operazioni future di cessioni a terzi".

Pertanto occorre ora rivitalizzare il mercato di questi crediti fiscali che si era rallentato per molte ragioni, fra le quali la sovrapposizione continua di normative.

Ovviamente nel mondo finanziario (che non è obbligato a queste attività, ma spinto dalla convenienza) possono sussistere ancora spazi di acquisto dei crediti fiscali, ma occorre introdurre nella legislazione delle misure che amplino le possibilità di acquisto di crediti fiscali almeno per quelle banche e società finanziarie che, pur con la dovuta prudenza, abbiano esaurito il “cassetto fiscale”, cioè la possibilità di acquistare ulteriori crediti. Peraltro questo mercato non può essere alimentato solo da soggetti finanziari, ma è indispensabile che intervengano anche altri settori dell’economia produttiva.

In tal senso va la proposta di Abi e Ance (che sta raccogliendo crescenti consensi) di autorizzare chi ha esaurito i “cassetti fiscali” ad utilizzare altre coperture fiscali come, in parte, quelle derivanti dagli F24 innanzitutto per sanare i diritti acquisiti.

Presidente Associazione

Bancaria Italiana