di Antonio Troise Non è solo una corsa contro il tempo. Ma anche contro i mille ostacoli che rischiano di far perdere al nostro Paese l’occasione storica del Recovery Fund. Non ultimo, la lievitazione dei prezzi delle materie prime. Per questo ieri, a Palazzo Chigi, il premier Mario Draghi ha chiamato a raccolta i ministri, esaminando nel dettaglio gli obiettivi da centrare nei primi sei mesi. Del resto, non esiste nessun "piano B" con Bruxelles. Già a metà febbraio la Commissione vuole avere un primo riscontro sulle opere "cantierabili" e sul lavoro fatto. Insomma, non sono possibili perdite di tempo. E ieri, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha rivendicato il merito di aver scongiurato il trasloco di Draghi al Quirinale: "Oggi ci saremmo trovati a parlare dei nuovi ministri e non dei problemi concreti dei cittadini", ha scritto in un post. L’ex premier ha anche sollecitato uno scostamento di bilancio per trovare nuove risorse per attenuare la stangata sulle bollette. Una linea sulla quale il Mef ha già espresso grande prudenza. Ma ieri, sul tavolo del Cdm, ci sono stati soprattutto i nuovi crono-programma messi a punto dai ministri sul Pnrr. Ad oggi risultano aperti 48 bandi per 23,17 miliardi da assegnare. Ma quali sono gli ostacoli più difficili da superare e i programmi che rischiano di accumulare ritardi? INFRASTRUTTURE Il pacchetto di investimenti affidato al ministro Enrico Giovannini (nella foto) è da far accapponare la pelle: oltre 33 miliardi per rendere più efficienti le nostre reti di trasporto. Ma i nodi non mancano. Soprattutto a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime. Il rischio, insomma, è che una volta affidato l’appalto, i cantieri potrebbero subito fermarsi se non ci sarà un giusto meccanismo di adeguamento dei prezzi. C’è poi il grande problema delle autorizzazioni. Non a caso, la riforma ...
© Riproduzione riservata