Giovedì 25 Aprile 2024

Il premier striglia i ministri Sul Pnrr siamo in ritardo

Draghi ha ribadito che non esistono piani B: l’Europa vuole subito riscontri. Ma nei Comuni mancano le figure professionali per mandare avanti le gare

Migration

di Antonio Troise

Non è solo una corsa contro il tempo. Ma anche contro i mille ostacoli che rischiano di far perdere al nostro Paese l’occasione storica del Recovery Fund. Non ultimo, la lievitazione dei prezzi delle materie prime. Per questo ieri, a Palazzo Chigi, il premier Mario Draghi ha chiamato a raccolta i ministri, esaminando nel dettaglio gli obiettivi da centrare nei primi sei mesi. Del resto, non esiste nessun "piano B" con Bruxelles. Già a metà febbraio la Commissione vuole avere un primo riscontro sulle opere "cantierabili" e sul lavoro fatto. Insomma, non sono possibili perdite di tempo. E ieri, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha rivendicato il merito di aver scongiurato il trasloco di Draghi al Quirinale: "Oggi ci saremmo trovati a parlare dei nuovi ministri e non dei problemi concreti dei cittadini", ha scritto in un post. L’ex premier ha anche sollecitato uno scostamento di bilancio per trovare nuove risorse per attenuare la stangata sulle bollette. Una linea sulla quale il Mef ha già espresso grande prudenza. Ma ieri, sul tavolo del Cdm, ci sono stati soprattutto i nuovi crono-programma messi a punto dai ministri sul Pnrr. Ad oggi risultano aperti 48 bandi per 23,17 miliardi da assegnare.

Ma quali sono gli ostacoli più difficili da superare e i programmi che rischiano di accumulare ritardi?

INFRASTRUTTURE

Il pacchetto di investimenti affidato al ministro Enrico Giovannini (nella foto) è da far accapponare la pelle: oltre 33 miliardi per rendere più efficienti le nostre reti di trasporto. Ma i nodi non mancano. Soprattutto a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime. Il rischio, insomma, è che una volta affidato l’appalto, i cantieri potrebbero subito fermarsi se non ci sarà un giusto meccanismo di adeguamento dei prezzi. C’è poi il grande problema delle autorizzazioni. Non a caso, la riforma del codice degli appalti, è uno dei pilatri del Piano di Ripresa e Resilienza. Ma deve ancora superare l’esame del Parlamento: la scadenza è per metà giugno.

ENTI LOCALI

Ai Comuni il Pnrr affida un compito immane: spendere circa 43 miliardi nei prossimi 4 anni. Non sarà facile soprattutto perché, dopo dieci anni di blocco delle assunzioni, gli uffici degli enti locali si sono svuotati e nelle piante organiche mancano i profili professionali necessari per la progettazione e, successivamente, la messa a bando delle opere. È vero che nel corso dell’anno dovrebbero essere assunti 2.800 funzionari esperti di fondi europei. Ma il reclutamento va avanti troppo lentamente e, a fine 2021, gli organici erano ancora sguarniti. Intanto ieri il ministro Brunetta ha assicurato l’adozione entro giugno delle prime norme della riforma del pubblico impiego.

AMBIENTE

Il dicastero guidato da Roberto Cingolani è sicuramente quello più esposto sul fronte dei nuovi investimenti: dovrà impegnare 77 miliardi entro la fine dell’anno. In agenda, però, ci sono capitoli estremamente delicati, come la raccolta differenziata, la realizzazione dei nuovi termovalorizzatori e gli interventi sul ciclo dei rifiuti. Tutti temi sui quali non mancheranno polemiche e ostacoli.

DIGITALIZZAZIONE

Anche la tabella di marcia del ministro dell’Innovazione, Vittorio Colao, è da record: cinque gare da aggiudicare entro giugno per un totale di 6,7 miliardi. Obiettivo: portare Internet super-veloce nelle case di tutti gli italiani. La prima gara, quella per le isole minori, è andata deserta, senza concorrenti. Ora il ministero la sta riscrivendo. Ma la storia insegna che in queste procedure c’è sempre da fare i conti con i ricorsi che allungano, inevitabilmente, i tempi delle aggiudicazioni.