Draghi all’Onu, premier super garante della transizione italiana. La Ue: chi vince governa

Prosegue la visita negli Usa. L’obiettivo: ribadire gli impegni internazionali. Il commissario europeo Reynders stempera la tensione dopo il caso Spd. "Sono gli elettori a decidere gli esecutivi, Bruxelles giudicherà i fatti"

Mario Draghi all'Onu (Ansa)

Mario Draghi all'Onu (Ansa)

L’ultima missione internazionale di Mario Draghi ha lo sguardo rivolto all’Italia e alle elezioni imminenti. Ogni sua parola pesa. Nella sua missione al Palazzo di Vetro il premier sa che attraverso di lui si legge la congiuntura italiana. E il premier uscente vuole tranquillizzare sulla credibilità del nostro Paese e sulla solidità delle nostre istituzioni, quale che sia la maggioranza che lo governa. Draghi è lontano da voler assumere un qualche ruolo di garante verso la nuova probabile maggioranza di centrodestra, spiegano a Palazzo Chigi, ma è un naturale testimonial dell’Italia e garante, quello sì, dell’ordinato passaggio di consegne. Non ci saranno scossoni, tutto avverrà nella legittimità della nostra democrazia. E non è poco. Visto l’assalto al congresso Usa dopo l’elezione di Biden, è un modo per rimarcare che le vecchie democrazie europee sono una garanzia.

L’Europa apprezza queste rassicurazioni. E dopo quelle che nei giorni scorsi erano state viste dal centrodestra come ingerenze, manda segnali distensivi. "Lasciamo che siano gli elettori a pronunciarsi, devono scegliere loro. Non è la prima volta – osserva il commissario europeo alla Giustizia, il centrista belga Didier Reynders – che rischiamo di trovarci di fronte a governi in cui partecipano movimenti estremisti di sinistra o di destra, e noi reagiremo sulla base delle azioni: ad esempio, sullo Stato di diritto abbiamo una serie di contromisure alle leggi che vanno contro il diritto Ue. L’Ue ha tutti gli strumenti che servono per reagire, ma lasciamo che elettori si pronuncino".

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In una campagna elettorale che ha assunto toni aspri, è un segnale rasserenante. Nelle prime 24 ore a New York, in più appuntamenti, Draghi ha cercato di dare l’impressione che interesse dell’Italia è mantenere saldo l’asse euroatlantico, per contribuire a dare risposte globali alle crisi globali che abbiamo davanti: la guerra, l’energia, il cibo, il clima. Al sovranismo replica col globalismo e con la responsabilità e la difesa dei valori. Dice che "sarà il modo con cui trattiamo con le autocrazie che plasmerà la nostra capacità di plasmare il futuro". Ripete che "bisogna esser chiari sui valori fondanti della nostra società, "la fede nella democrazia e nello stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, la solidarietà globale". E ammonisce: se si traccia una linea rossa, bisogna rispettarla perché "le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione". Riferimento implicito alla Russia. Ma anche un invito alla maggioranza che verrà a mantenere le promesse. L’Italia, l’Ue e tutto l’Occidente, dice Draghi "sono fermi e uniti nel sostegno a Kiev", il cui "eroismo" è "un potente promemoria di ciò che rappresentiamo, di ciò che stiamo per perdere".

Tutto questo – multilateralismo convinto, solidarietà tra paesi democratici e impegno a fianco dell’Ucraina contro l’aggressione di Mosca – Draghi ha messo nel discorso che ha letto quando in Italia era mezzanotte passata da un bel po’. Ai giovani e alla loro "fame di cambiamento" Draghi dedica il primo appuntamento della giornata. Si dice orgoglioso della leadership italiana del nuovo format Youth4Climate, che coinvolge alla sua seconda edizione 150 ragazzi di tutto il mondo. E all’invito di un professore di un liceo di Treviso si schermisce: "Adesso avrò tempo libero, verrò a trovarvi". Nessuno tra i leader che ha incontrato ci crede, c’è la convinzione che abbia ancora molto da dare alle istituzioni internazionali, oltre a quelle italiane.