Mercoledì 24 Aprile 2024

Il premier al Mef? Ipotesi interim con Calenda vice

La Lega potrebbe assicurarsi il Mise con Garavaglia. Italia Viva vorrebbe la riconferma della Bellanova

Governo solo politico o governo solo tecnico o un mix di entrambi, tecnici e politici? Ormai il tormentone preferito intorno al governo Draghi, riguardo a un classico come quello del toto-ministri, si gioca tutto su questa domanda. Domanda cui, appunto, si possono dare ben tre, e molto diverse, risposte.

In realtà, la domanda vera dovrebbe essere un’altra e, cioè, quale sarà la base parlamentare, il perimetro politico dell’esecutivo Draghi. L’appoggio di Pd, FI, Iv e parte del Misto è dato per scontato; da ieri quello della Lega anche. Molte incertezze su M5s e LeU. Solo Fratelli d’Italia, al momento, starà di certo all’opposizione. Detto questo, le chance maggiori sono quelle di un governo di tecnici e politici. I tecnici saranno di esclusiva fiducia del premier. I politici saranno espressi, o indicati, dai partiti, probabilmente non più di due a gruppo, ma sembra che dovranno provenire dalle aree più moderate di ognuno dei partiti ‘draghisti’.

Essendo improbabile che entrino i leader di questi partiti (Salvini, Zingaretti, Renzi, Crimi), largo, nella Lega, a Giorgetti (Rapporti con il Parlamento) e Garavaglia (Mise). Nel Pd luce verde per Guerini (Difesa) e Franceschini (Beni culturali), difficile che entri Orlando (Ambiente), ma la sorpresa potrebbe essere uno zingarettiano (Gualtieri, non al Mef) che brucerebbe al fotofinish i due nomi più gettonati, Orlando e Franceschini. Per Iv, Renzi spinge per la Bellanova (Agricoltura). Dentro FI, largo al moderato Tajani (Affari europei). Se l’M5s sarà della partita la riconferma di Di Maio (Esteri) è certa come quella di Speranza (Salute) per conto di LeU.

Tra i tecnici, il rettore della Sapienza, Antonella Polimeni, potrebbe finire all’Università mentre all’Istruzione ha buone chance Patrizio Bianchi, esperto di economia. Restano le incognite sui ministeri economici, quelli che Draghi ritiene strategici: Mef, Sviluppo economico e Infrastrutture. Per l’Economia l’interim del premier è un’idea che si fa largo, ma con un viceministro e un gabinetto di sua strettissima fiducia. A coprire il primo ruolo potrebbe andare Carlo Calenda, leader di Azione, ma girano forti anche i nomi di Ernesto Maria Ruffini, oggi alla guida dell’Agenzia delle entrate, Dario Scannapieco (Banca europea degli investimenti), Daniele Franco (Bankitalia) e di Lucrezia Reichlin.

Infine, in piena sintonia con Sergio Mattarella, Draghi indicherà i profili di Interno, Giustizia, Esteri e Difesa. La riconferma per Luciana Lamorgese al Viminale sembra certa. Alla Giustizia Draghi punta su Marta Cartabia, già presidente della Corte costituzionale. Se non fosse confermato alla Farnesina Luigi Di Maio, c’è Elisabetta Belloni, capo della diplomazia interna. Alla Difesa Lorenzo Guerini resta il nome più accreditato.

Ettore Maria Colombo