Il prefetto: questo sciopero è un reato. Trieste, il fronte del porto arretra

"Manifestazione non autorizzata". Gli organizzatori aprono: "Non bloccheremo chi vuole lavorare"

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"È una manifestazione non autorizzata e chi sciopera commette reato". Il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, ha messo paletti chiari. Al punto che in serata, dopo riunioni serrate, il protagonista della mobilitazione del porto giuliano, Stefano Puzzer, leader del Clpt, ha aperto la sua assemblea con una dichiarazione di disponibilità: "Se qualcuno vuole andare a lavorare vada, non blocco nessuno". E poi: "Lo sciopero a oltranza lo farà chi vorrà. Domani ci parliamo negli occhi, vediamo se arrivano risposte. È una cosa che dobbiamo fare tutti uniti". "Lo sciopero – ha continuato Puzzer – inizia da mezzanotte, noi ci troviamo alle 6 al varco 4, comportiamoci bene, non si beve come al solito. Noi staremo davanti, un corpo unico, chi non è del porto non entra. No alle provocazioni".

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L’ora della riemersione dalla pandemia via Green pass parte da qui, da Trieste. Dove oggi – secondo le previsioni – dovrebbe scattare la miccia della disobbedienza contro l’ennesima "costrizione di Stato" e dove, invece, si immagina che succederà poco. Ieri sera, i portuali di Trieste non hanno avuto l’adesione di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, né quella dei colleghi di Genova, Napoli e di altri porti. Hanno ricevuto, però, la richiesta di revoca da parte della Commissione di Garanzia sugli scioperi: l’astensione dal lavoro è stata giudicata illegittima. E il prefetto Valenti ha sgomberato il campo da ogni dubbio: "È una manifestazione presentata come sciopero. Non è stata convalidata dalla Commissione di Garanzia, non è autorizzata e si configura come interruzione di pubblico servizio, quindi è perseguibile". Linea dura, quindi. Il fronte dei portuali l’ha accusata, tanto che, nel pomeriggio ha aperto a una mediazione: "Se ci fosse una proroga del Green pass di dieci giorni siamo pronti a discutere". Ma il governo non ha intenzione di concederla.

Il presidente dell’Autorità portuale, Zeno D’Agostino, ha lanciato un’accusa chiara: "Sono pronto a dare le dimissioni. Questo non sarà uno sciopero, ma una manifestazione che viene spostata dalla città al porto, cui parteciperanno persone che useranno il satellitare per trovare lo scalo perché non ci sono mai state, impedendo ad altre di lavorare. Questa non è libertà". E, parlando ancora dei promotori dell’iniziativa: "Sono entrati in un vortice troppo grande e ora non sanno più come gestire questa situazione". Al punto da rischiare di rimanere isolati.

Ma perché tutto è partito da Trieste? Perché è il principale scalo di collegamento tra il mediterraneo e la Mitteleuropa. È l’autostrada del mare con la Turchia, grazie ai traffici di navi per il trasporto di merci rotabili, per i collegamenti ferroviari con la Germania (Amburgo, ma anche l’hub di Norimberga e il terminal Neuss Trimodal di Dusseldorf), nonché quelli con Svizzera a Danimarca. Collegamenti che hanno portato Trieste a essere il primo scalo italiano (seguito dalla Spezia) per quantità di merce spostata su rotaia. E a due passi da Trieste, a Monfalcone, c’è la sede di Fincantieri, dove si fanno le navi da crociera che tutto il mondo ci invidia.