Il pm e la parabola del Cav, dall’harem alla vecchiaia

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Da sultano nell’harem a grande anziano dalla salute malferma. Da politico ricco e potente a uomo malato "che processiamo". Parabola a suo modo naturale ma desolante, quella descritta dalla pubblica accusa del processo Ruby ter per l’imputato Silvio Berlusconi, visto che dall’epoca dei fatti contestati sono passati più di 8 anni "e se un processo può arrivare alla pronuncia di primo grado dopo 8 anni vuol dire che il sistema ha fallito". Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano la prossima settimana, a conclusione della lunga requisitoria, chiederà la condanna per l’ex premier accusato di corruzione in atti giudiziari perché avrebbe compensato con denaro e regali il silenzio delle ragazze che avevano vivacizzato le "cene eleganti" di Arcore apparecchiate dal Cavaliere. Ma ci sono "i fatti già consegnati alla Storia" – ricorda Siciliano – ovvero che "il premier in carica usava allietare le serate ospitando a casa sua gruppi di odalische, schiave sessuali a pagamento". Un "consolidato sistema prostitutivo ad Arcore rimarcato dalle sentenze definitive". E per chiudere il cerchio le "prove evidenti della corruzione", trovate nei telefonini delle ormai ex olgettine o nei bonifici: soldi, case, auto in cambio di testimonianze "comprate".

Per i legali di Berlusconi, il solito disco della Procura (con "epiteti di cattivo gusto") che non vuol prendere in considerazione la spiegazione che fin dall’inizio l’ex presidente del consiglio ha dato di soldi e regali milionari distribuiti a pioggia alle ragazze: innata generosità.

Mario Consani