Domenica 13 Ottobre 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

Il pm anti camorra "Era ora di intervenire Ma bisogna anche rieducare i genitori"

Catello Maresca ha condotto le indagini sulla criminalità in Campania "Un adolescente di oggi è diverso da un suo coetaneo degli anni Ottanta. Lo stop ai cellulari per i ragazzi? Mi chiedo chi li controllerà davvero".

Il pm anti camorra  "Era ora di intervenire  Ma bisogna anche  rieducare i genitori"

Il pm anti camorra "Era ora di intervenire Ma bisogna anche rieducare i genitori"

di Nino Femiani

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge con misure di contrasto alla criminalità minorile. Catello Maresca, 24 anni di magistratura alle spalle, oggi è Consigliere di Corte d’Appello a Campobasso, ma è uno dei pm più famosi d’Italia perché ha condotto le indagini che portarono all’arresto, nel 2011, del boss dei Casalesi Michele Zagaria, "primula rossa" della camorra per i suoi 16 anni di latitanza.

Che giudizio dà del provvedimento varato per arginare baby gang e violenza giovanile?

"La prima impressione è che, finalmente, c’è attenzione nei confronti di temi molto sensibili, a lungo sottovalutati o, peggio ancora, affrontati con un’impostazione improntata a lassismo e permissività che ci hanno portato a tragedie che sono sotto i nostri occhi. Oggi finalmente abbiamo messo al centro dell’agenda politica un fenomeno che dobbiamo contrastare in maniera seria, determinata e scientifica".

Si parla con insistenza di abbassare l’età imputabile a 14 anni, provvedimento al momento non ancora sul tavolo del Cdm. Lei che ne pensa?

"Certo oggi un dodicenne, e ancora di più un quattordicenne, sono molto diversi dai loro coetanei degli anni Ottanta. È un dato scontato. Quindi la cosa da capire è se un ragazzino di 13 o 14 anni sia consapevole di quello che fa, perché l’imputabilità significa anzitutto consapevolezza".

E lei pensa che un tredicenne o un quattordicenne sia consapevole di commettere un crimine violento?

"Molto probabilmente lo è. Spesso ci troviamo di fronte a ragazzi che danno prova di saper compiere dei reati. E ne hanno coscienza. Il sedicenne che ha ucciso Giogiò Cutolo (il musicista freddato con tre colpi di pistola, ndr) era già stato fermato a 13 anni per aver accoltellato un altro adolescente. È un ragazzo allevato e cresciuto in un ambiente deteriore: a questo punto il problema da porsi non è solo di punire il sedicenne criminale, ma anche di rieducare i genitori".

Togliendo loro la patria potestà, come si è chiesto anche nel caso delle cuginette stuprate a Caivano?

"Togliere la patria potestà è l’extrema ratio, è un atto forte che può essere necessario nell’unico ed esclusivo interesse dei minori. È un provvedimento che va preso senza pregiudizi o preconcetti ideologici, considerando il contesto in cui vivono questi adolescenti. Non è una misura afflittiva, ma serve a far crescere bene questi ragazzi in modo tale che non diventino un pericolo per la nostra società. Lo ha detto anche l’arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, sottolineando che crimini, come la morte di Giogiò sono una sconfitta per tutti, per l’intera comunità che ha mostrato indifferenza e si è girata dall’altra parte".

Uno dei provvedimenti adottati è lo stop ai cellulari per i minori. Che ne pensa?

"Può essere una misura utile, ma mi chiedo: chi controlla? Mi sembra la minaccia dei genitori ai figli: ora ti tolgo il telefonino e loro vanno a collegarsi sui social con altri device. Più interessante è il provvedimento che sanziona i genitori che non mandano i figli a scuola. Niente più multa da 30 euro, ma fino a due anni di carcere: un bel passo in avanti per arginare o almeno contrastare il fenomeno della dispersione scolastica. Bisogna educare i figli, ma penso che sia importante responsabilizzare i genitori".

Nel corso del funerale del musicista è risuonato anche il j’accuse a fiction come Gomorra e Mare fuori. Lei che ne pensa?

"Ho sempre manifestato una certa critica a Gomorra e ora a Mare fuori, perché partono bene e poi finiscono per trasmettere solo modelli negativi. Sarebbe bello andare a scuola a spiegare le fiction, perché spesso i ragazzi non hanno gli strumenti per decodificarle. Invece prevale solo il paradigma della sopraffazione e della violenza".

Qualcuno accusa: si tratta di provvedimenti spot, dettati dalla cronaca.

"Lo vedremo se sono spot: se non c’è continuità vorrà dire che abbiamo perso di nuovo. Ma mi pare che non sia così, rilevo una strategia di lungo respiro. Quello che dobbiamo recuperare è la presenza e l’autorevolezza dello Stato".