Il piccolo Eitan è di nuovo in Italia. "Sono felice di essere tornato a casa"

Pavia, le prime parole che ha detto all’agente all’arrivo. Il volo da Tel Aviv con la zia Aya, suo marito e le due cugine

"Sono contento di essere tornato a casa". Sono queste le prime parole che il piccolo Eitan ha detto all’agente che lo ha accompagnato a casa, nel paesino di Travacò Siccomario, dopo il suo rientro in Italia.

Il volo che ieri alle 22 è atterrato a Orio al Serio con a bordo l’unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, per il bambino di 6 anni è stata la fine di un calvario. Dopo aver perso i genitori, il fratellino e i bisnonni, si è ritrovato in mezzo a un’aspra controversia tra i due rami della sua famiglia e a vivere in un Paese che aveva lasciato quando aveva poco più di un mese. Salendo sul volo partito dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv quando in Italia erano le 18 e diretto a Bergamo si è lasciato tutto alle spalle per tornare in quella che è diventata la sua nuova casa a Travacò Siccomario, Pavia. Ad accompagnarlo per mano la zia paterna Aya Biran, nominata fin da subito dopo l’incidente sua tutrice, suo marito Or Nirko e le due cuginette con cui è cresciuto e che dopo il rapimento del bambino da parte del nonno materno Shmuel Peleg, lo hanno raggiunto a Tel Aviv.

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Al suo arrivo, attorno alle 23, nella villetta ha trovato i nonni paterni che vivono accanto e che hanno seguito tutta la vicenda alla distanza. "Dopo 84 giorni da quando è stato allontanato illegalmente dalla sua casa – ha detto il portavoce della famiglia Biran -, Eitan tornerà ora alla routine della sua vita, a tutti gli ambienti medici, terapeutici ed educativi, ai suoi amici del quartiere Borgo Ticino in cui viveva con mamma e papà e alla scuola, alla comunità in cui è cresciuto, e al suo adorato gatto Oliver". I legali della famiglia hanno aggiunto: "Lasciatelo sereno, si spengano ora i riflettori sulla vita privata di questo bambino". Giovedì per Eitan è stato il giorno dei saluti e dei preparativi. In uno spazio neutro e alla presenza di un assistente sociale, ha visto prima il nonno Shmuel e poi, separatamente, la sua ex moglie, la nonna Esther Cohen: con loro continuerà a sentirsi mentre con gli zii da parte di mamma la promessa è di incontrarsi presto in Italia. Poi è stato sottoposto a tampone coi familiari. Con il suo ritorno, nonostante la partita tra le due famiglie sia ancora aperta davanti al Tribunale dei minorenni, per il piccolo dovrebbe cominciare una vita normale da vivere dietro i teli che da ieri coprono la cancellata della villetta per tenere lontani occhi indiscreti.

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"Avremmo voluto organizzare una grande festa per Eitan – ha detto il sindaco di Travacò Domizia Clensi -, lo faremo più avanti. Adesso è tempo di fare un passo indietro". L’obiettivo di tutti è aiutarlo a dimenticare il trauma che ha vissuto quel pomeriggio del 23 maggio, quando una gita in montagna si è trasformata in un dramma. Un dramma per Eitan ancora più doloroso da quando si è ritrovato ad essere conteso tra le due famiglie. Una vicenda cui a inizio settimana ha messo la parola fine la Corte Suprema di Tel Aviv stabilendo che "il luogo normale di vita del bambino sia in Italia dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza". Quindi il giudice ha accolto l’istanza della zia Aya, riconoscendo la sottrazione illegittima del minore da parte del nonno materno. E ora su Shmuel Peleg pende un mandato d’arresto internazionale. Arrestato a Cipro, e rilasciato dietro cauzione, il presunto complice di Peleg, Gabriel Alon Abutbul, anche lui israeliano.