Il picchetto d’onore e l’emozione Così Giorgia debutta a palazzo Chigi

La premier accolta da Draghi: "Benvenuta, ti trovo benissimo". E lei commossa: "È una cosa molto impattante"

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La presidente al debutto è visibilmente emozionata. Tanto da perdere un po’ il controllo sul linguaggio, lei che pure porta il piglio della donna forte con la stessa nonchalance con cui ora indossa un tailleur pantalone nero, accompagnato da comode scarpe basse. Il solenne saluto del picchetto d’onore all’ingresso di Palazzo Chigi l’ha quasi turbata. Arrivata in cima alla scalinata dove l’attende Draghi sussurra: "Questa cosa di sotto è un po’ impattante emotivamente". Il navigato presidente uscente è rassicurante, quasi paterno: "Benvenuta. Ti trovo benissimo". Le mette una mano sulla spalla, e l’esordiente ricambia il gesto: così, camminano verso la Sala dei Galeoni, per le foto di rito. Quindi spariscono dai radar: o meglio, vanno nell’ufficio che Draghi si appresta a lasciare per un colloquio di un’ora e trenta. Prima da soli, poi assieme ai rispettivi sottosegretari alla Presidenza. Nella sostanza tutto sarebbe compiuto, nella forma no: manca la cerimonia della campanella.

Nella scena che immortala questa liturgia del comando è inevitabile spiare espressioni e gesti, occhiate e toni di voce. Dicono molto più delle dichiarazioni pubbliche su quale sia lo stato d’animo reale di chi passa la mano e di chi riceve la consegna. In questo caso, i segnali confermano i modi ufficiali: nessun rancore, nessuna ostilità, nessuna tensione. Lo sguardo di Giorgia (che ha cambiato le scarpe basse con un paio di décolleté) verso Mario mentre afferra la campanella è eloquentissimo. Sembra quasi che l’inesperta si affidi all’uomo che è stato, prima ancora che capo del governo in Italia, presidente della Bce. Lui di esperienza, nell’interesse del Paese, ne ha da vendere, anzi da regalare. Entrambi ci tengono a restituire il quadro di concordia e piena continuità.

Preparato già nelle settimane scorse da Supermario che aveva sollecito i suoi ministri a fare "un passaggio ordinato di consegne". Pure la battuta che l’oramai ex premier fa congedandosi da Chigi per andare a città della Pieve racconta di un rapporto sereno: "Lui viene con me", se la ride richiamando Garofoli. "Ciao Mario", butta là lei.

Ora la campanella è, per la prima volta della storia d’Italia, nelle mani di una donna. Non avvertire la solennità del momento è impossibile. Giorgia Meloni ha compiuto due quasi miracoli politici: ha portato un partito di marginale importanza al governo come primo partito del Paese, ha risolto in tempi record un rebus difficile come quello della formazione dell’esecutivo. Ma le vere difficoltà cominciano solo ora, e mentre si avvia nella sala del Consiglio dei ministri sembra saperlo perfettamente. "Il momento è complicato, e l’accoglienza della stampa non è delle migliori – dice –. Troppi uccelli del malaugurio aleggiano sull’esecutivo. Ai gufi diamo una risposta corale: siamo una bella sorpresa per l’Italia".

Antonella Coppari