Mercoledì 24 Aprile 2024

Il piano scuola: soldi ai prof e nuove aule

Via libera al miliardo di euro extra. La ministra Azzolina: "Studenti e docenti hanno bisogno di spazi adeguati". Lezioni anche nei musei

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Dopo rinvii, polemiche e un lungo confronto, arriva l’intesa tra governo ed enti locali (con l’unica contrarietà del governatore campano Vincenzo De Luca) sulla scuola. La partenza è fissata per il 14 settembre, ma l’accordo è stato trovato grazie a uno sforzo economico importante che il governo ha deciso di stanziare per rendere più sicuro il rientro degli studenti in classe. Dunque, un miliardo in più e nuove assunzioni.

"La scuola è al centro delle politiche di questo governo – ha spiegato il premier Giuseppe Conte (in foto con Lucia Azzolina) – è al centro dei nostri pensieri". "Avremo bisogno di più spazi – ha invece spiegato la ministra dell’Istruzione Azzolina – anche all’aperto, nei cinema e nelle biblioteche e quindi anche di più organico, fino a 50mila docenti in più a tempo determinato". E, di pari passo, cresceranno anche gli stipendi "dagli 80 ai 100 euro".

La campanella, come detto, suonerà ufficialmente il 14 settembre, ma gli istituti potranno aprire le aule già due settimane prima per i corsi di recupero. "Da gennaio – ha proseguito Conte in una conferenza stampa per illustrare l’accordo raggiunto sulle linee guida – abbiamo stanziato due miliardi per l’edilizia scolastica e ora un ulteriore miliardo per nuovi investimenti". La scuola, dunque, sarà uno dei capitoli del piano dell’Italia per il Recovery Fund. "Vogliamo una scuola più moderna, più sicura, più inclusiva". Poi, entrando nel dettaglio delle misure contenute nelle linee guida, in particolare sui nuovi spazi: "Le cosiddette classi pollaio – ha commentato – non ci piacciono affatto".

Per la ministra Azzolina, l’accordo è stato trovato "con tutte le forze in campo del mondo della scuola, perché la scuola è il nostro futuro, la scuola forma cittadini e cittadine". Nel dettaglio, ha annunciato scuole più pulite, accessi scaglionati, ma "niente doppi turni e niente classi pollaio con trenta studenti".

Per il nodo più complesso, quello degli spazi, Azzolina ha spiegato: "Abbiamo creato un software che ci dirà quanti metri ci sono in ogni aula, e grazie a questo sappiamo che il 15% degli alunni deve andare fuori dalle classi per rispettare il distanziamento". Per farlo, ha detto, bisogna lavorare sull’edilizia scolastica leggera, sul recupero degli edifici scolastici dismessi. E soprattutto: "Fare scuola anche fuori dalla scuola". Nei cinema, negli archivi, nei teatri. "E perché no, anche al parco per i più piccoli". Soddisfatto dell’intesa e dei risultati anche il presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore emiliano Stefano Bonaccini, molto critico nelle scorse ore, quando aveva definito le prime proposte dell’esecutivo irricevibili: "Ringrazio la ministra Azzolina per aver chiesto il miliardo aggiuntivo per settembre – ha commentato –. Sono linee condivise, è un bel risultato; abbiamo lavorato molto su questo testo nella consapevolezza che la riapertura delle scuole sia il primo segnale di un Paese che riparte davvero".

Il ministro della salute, Roberto Speranza, parla di "un primo importante passo avanti. È un obiettivo fondamentale su cui tutto il Paese deve essere unito". Soddisfazione anche da parte del ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia: "Insegnanti, studenti, famiglie, personale Ata, possono guardare all’inizio del prossimo anno scolastico confidando in una riapertura ordinata e sicura".

Ma c’è anche chi dice no. Oltre alle opposizioni (Meloni e Salvini), a dichiararsi insoddisfatti per primi sono stati i presidi. "Sulla carta – ha spiegato il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – le misure del governo per la scuola vanno nella direzione giusta, ma non sono in grado di dire se le risorse siano sufficienti. Di sicuro serve un piano edilizio serio e di lungo termine. Ma in questo caso servirebbero più finanziamenti". E anche gli insegnanti, riuniti nell’Anief, storcono la bocca. "La ministra Azzolina – si legge in un comunicato – chiede due miliardi di euro. Il Mef, invece, tira come al solito il ‘freno a mano’, oppone resistenza e concede appena la metà delle risorse richieste".

Elena G. Polidori