Martedì 23 Aprile 2024

Il piano diabolico: veleno nella pasta Uccide il patrigno, grave la mamma

Bologna, ragazzo di 19 anni fermato dai carabinieri per omicidio volontario. Era in cura da uno psichiatra

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di Federica Orlandi

Avrebbe cucinato alla mamma e al marito di lei un piatto di pennette al salmone cui aveva aggiunto diversi grammi di nitrito di sodio. Una sostanza innocua in minime dosi, letale sopra una certa soglia. La donna, M. M., bolognese di 56 anni, dopo qualche forchettata ha abbandonato il piatto a causa del forte sapore salato derivato proprio dal nitrito; ora è ricoverata in Rianimazione all’ospedale Maggiore di Bologna, grave ma stabile e non in pericolo di vita. Il marito, Loreno Grimandi, 56 anni di Crespellano, dipendente di un vicino supermercato, ha invece finito tutto. Un paio di ore dopo è morto, tra atroci sofferenze.

È successo giovedì sera, attorno alle 22, a Ceretolo, frazione di Casalecchio, Bologna. Con le accuse di omicidio e di tentato omicidio è stato fermato e trasferito nel carcere della Dozza il diciannovenne Alessandro Leon Asoli, nato a Faenza, figlio di M. e del precedente marito. Il giovane, dopo l’accaduto, si è dato alla fuga e ha cercato rifugio a casa della nonna materna, che vive a pochi chilometri di distanza: li ha percorsi a piedi, addirittura scalzo, stando ad alcuni testimoni. I carabinieri però ci hanno messo pochissimo a rintracciarlo, nonostante il ragazzo si fosse premurato di disfarsi del telefonino gettandolo in un fossato in ’modalità aereo’, per renderlo impossibile da localizzare.

Alessandro, disoccupato – ma a quanto pare avrebbe dovuto iniziare a giorni un nuovo lavoro, come operaio –, per anni è stato seguito da psicologi a causa di alcuni disturbi, e nell’ultimo mese era in cura da uno psichiatra, anche a seguito di un tentativo di suicidio; non aveva però mai manifestato segni di violenza o aggressività. Anzi, a detta dei vicini e di chi lo conosce, "sembrava un ragazzo educatissimo, molto legato alla madre e anche al patrigno".

Sono stati proprio i vicini a dare l’allarme: la dirimpettaia, racconta, ha udito "la madre urlare: ci avvelena, aiuto, chiamate i carabinieri, diceva. Così mio marito è corso a bussare, e io ho chiamato 112 e 118. Lei poi ci ha aperto la porta, sconvolta, sofferente, e si è accasciata sul pianerottolo. Il marito, riverso sul divano, sembrava già morto...". Inutili i tentativi di rianimarlo, i sanitari del pronto soccorso poco più tardi non hanno potuto che constatarne il decesso. Il 19enne nel frattempo, forse spaventato dall’arrivo dei vicini, si era dato alla fuga uscendo da un altro portone dell’appartamento su due piani.

Asoli, sentito dagli inquirenti subito dopo il fermo, in evidente stato di choc ha riferito versioni contraddittorie e confuse sull’accaduto. Ha in parte ammesso e in parte respinto le ipotesi dell’accusa; avrebbe riferito di avere acquistato il nitrito di sodio online, ma per assumerlo lui e togliersi la vita. Una versione che poi avrebbe in parte modificato. Nessun cenno però all’eventuale movente. I carabinieri della Scientifica nell’appartamento hanno trovato sostanze tossiche in quantità, e le analisi sono in corso; per ora al giovane – difeso dall’avvocato Fulvio Toschi – non è contestata la premeditazione, ma non si esclude alcuna ipotesi, tra cui quella che possa avere già in precedenza somministrato sostanze tossiche alla coppia.